Essere ignoranti è una garanzia di felicità? E le persone “woke” sono più infelici? Un gruppo di ricercatori finlandesi ha scoperto una correlazione tra l’essere colto e nutrire ideali progressisti e l’infelicità. I risultati del loro studio, pubblicati sullo Scandinavian Journal of Psychology, suggeriscono che il problema potrebbe riguardare non solo la popolazione della Finlandia, ma anche tutti i cittadini socialmente consapevoli che vivono nell’emisfero occidentale.
Aumentano le persone “woke”
La ricerca è iniziata quando l’autore dello studio, Oskari Lahtinen, ricercatore senior presso l’Invest Research Flagship Center dell’Università di Turku, in Finlandia, ha notato che il discorso “woke” si è fatto sempre più strada nel suo Paese. “Questo dibattito è stato poco studiato finora e potrebbe quindi essere utile studiare quanto siano prevalenti questi atteggiamenti”, ha spiegato Lahtinen nella ricerca. Ha aggiunto: “Prima di questo studio non esisteva nessuno strumento affidabile e valido per valutare la portata e la prevalenza di questi atteggiamenti nelle diverse popolazioni, quindi ho deciso di svilupparne uno”.
Come si è svolto lo studio
Il suo percorso di ricerca ha incluso letture approfondite sul femminismo intersezionale, sulla teoria critica della razza, sulla teoria queer e su altre materie rilevanti legate alla giustizia sociale. L’indagine pilota ha coinvolto 851 partecipanti adulti, la maggior parte dei quali legati in qualche modo all’Università di Turku. Dopo avere perfezionato la scala iniziale, lo studio è stato ampliato a un campione nazionale più rappresentativo di 5mila partecipanti. Per raggiungerli, i ricercatori si sono avvalsi dell’aiuto di Helsingin Sanomat, il più importante quotidiano finlandese.
Le sette verità delle persone “woke”
Gli studiosi hanno messo a punto una “Critical Social Justice Attitude Scale“, cioè una scala dell’attitudine delle persone ai valori sociali più critici, e hanno identificato sette verità più diffuse tra le persone colte e più “sveglie”. Eccole:
“Se i bianchi hanno in media un livello di reddito più elevato rispetto ai neri, è a causa del razzismo”.
“Le liste di libri universitari dovrebbero includere meno autori bianchi o europei”.
“Le microaggressioni dovrebbero essere contrastate spesso e attivamente”.
“Le donne trans che competono contro le donne nello sport non aiutano i diritti delle donne”.
“Non abbiamo più bisogno di parlare del colore della pelle delle persone”.
“Una persona bianca non può capire come una persona nera si senta altrettanto bene di un’altra persona nera.”
“Un membro di un gruppo privilegiato può adottare caratteristiche o elementi culturali di un gruppo meno privilegiato”.
Divario di genere tra le persone “woke”
“Il divario di genere è stato probabilmente la cosa più sorprendente per me”, ha detto Lahtinen a PsyPost riguardo agli atteggiamenti finlandesi. “Tre donne su cinque vedono positivamente le idee ‘risvegliate’, ma solo un uomo su sette lo fa”. Questo è risultato particolarmente vero per le donne in campi come le scienze sociali, l’istruzione e le discipline umanistiche. Al contrario, i partecipanti che hanno lavorato nelle discipline Stem erano più propensi a criticare gli sforzi di giustizia sociale associati all’essere “risvegliati”.
Persone “woke”: una verità che crea ansia
Ma la scoperta più preoccupante è stata la relazione tra salute mentale e accordo con la scala. Nello specifico, i ricercatori hanno riscontrato un’elevata prevalenza di ansia e depressione nelle persone che credono all’affermazione “Se i bianchi hanno in media un reddito più elevato rispetto ai neri, è a causa del razzismo”. Più in generale, hanno scoperto che coloro che si identificavano come di sinistra avevano maggiori probabilità di riferire un minore benessere mentale.
Meglio non generalizzare
Lahtinen ha messo in guardia dal generalizzare i risultati della ricerca riferendoli anche al pubblico internazionale, in particolare nelle nazioni occidentali. “Lo studio è stato piuttosto robusto, con una dimensione del campione superiore a 5mila persone e buone proprietà psicometriche”, ha affermato Lahtinen. “Tuttavia, la scala dovrebbe essere convalidata nei campioni nordamericani per sapere come si manifestano questi atteggiamenti lì. Incoraggio i colleghi negli Stati Uniti a studiare la prevalenza di questi atteggiamenti nel paese da cui provengono”.