Il governo italiano pagherà i risarcimenti ai familiari delle vittime del Terzo Reich nazista, al posto della Germania, attraverso un apposito fondo di quasi 61 milioni euro. Un accordo siglato tra Italia e Germania nel 1961, aveva già riconosciuto indennizzi per 40 milioni di marchi versati da Berlino in favore di cittadini italiani colpiti da misure di persecuzione naziste. La Corte Costituzionale, chiamata in causa da una giudice del tribunale di Roma, ha confermato che non verranno pignorati e venduti i beni della Germania in Italia per risarcire le vittime del Terzo Reich.
Italia pagherà al posto della Germania
Sarà dunque l’Italia a pagare le richieste di risarcimento dei familiari delle vittime italiane delle atrocità compiute dal regime nazista come le stragi come di Marzabotto o Sant’Anna di Stazzema e le deportazioni nei campi di concentramento.
Risarcimenti per 61 milioni di euro
L’Italia ha già stanziato quasi 61 milioni di euro per risarcire le vittime italiane degli eccidi perpetrati dai nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale, tra il primo settembre 1939 e l’8 maggio del 1945. Il Fondo è stato istituito dal governo Draghi con la legge 36 del 30 aprile 2022. Messi a disposizione 20 milioni per il 2023, mentre dal 2024 al 2026 la cifra annua totale per i risarcimenti ammonta a 13.6 milioni di euro. Il finanziamento di 61 milioni è stato ratificato con un decreto del ministero dell’Economia, disposto insieme ai ministeri degli Esteri e della Giustizia e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del primo luglio.
L’Accordo fra Italia e Germania
Per risarcire le vittime del Terzo Reich non verranno dunque pignorati e venduti i beni della Germania in Italia. Lo ha deciso la Corte costituzionale stabilendo che non è illegittima l’estinzione delle procedure esecutive nei confronti di Berlino per il risarcimento dei danni per crimini di guerra e contro l’umanità commessi durante la seconda guerra mondiale. La questione di legittimità costituzionale dell’articolo 43 – che ha istituito il Fondo in continuità con il precedente Accordo di Bonn del 1961 tra Italia e Germania – del dl 36 era stata sollevata dalla giudice dell’esecuzione del tribunale di Roma Miriam Iappelli, che si sarebbe dovuta pronunciare sull’autorizzazione alla vendita di immobili pignorati alla Germania a Roma (tra i quali il Goethe Institut) a seguito di sentenze di condanna al risarcimento dei danni subiti da due vittime del Terzo Reich, il fante Angelantonio Giorgio e il partigiano Gualberto Cavallina, entrambi deportati a Dachau, sentenze pronunciate dalle Corti d’appello di Bologna e della capitale.