L’aumento della popolazione mondiale, la crisi climatica e la carenza di risorse stanno rendendo lo spreco alimentare un problema sempre più grave. Secondo recenti statistiche, ogni italiano butta via in media 683,3 grammi di cibo ogni settimana, il che corrisponde a più di 35 chilogrammi all’anno. Inoltre, uno studio a livello europeo ha stimato che il 10% dei prodotti alimentari acquistati nei negozi e nei supermercati viene smaltito perché considerato “scaduto” anche se, in realtà, potrebbe essere consumato senza alcun problema per la salute. In Francia una grande catena di supermercati si è mossa per contribuire a frenare questo trend, intervenendo sulle date di scadenza dei prodotti venduti sugli scaffali dei propri punti vendita.
Spreco alimentare: quanto suolo agricolo se ne va
Sprecare cibo si traduce, fra le altre cose, nello sfruttamento inutile di superficie agricola, che potrebbe essere impiegata per produrre derrate alimentari effettivamente destinate al consumo. Parlano di questo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher International, elaborati dall’Università di Bologna/Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari per la campagna Spreco Zero, presentati in occasione della Giornata mondiale del suolo che si celebra il 5 dicembre, dedicata quest’anno al tema Prendersi cura dei suoli: misurare, monitorare, gestire.
Secondo l’indagine produrre frutta, verdura, carne, latte e pane poi buttati via significa sfruttare e consumare 1,982 milioni di ettari di superficie agricola: una distesa di suolo e terra agricola equivalente all’intera Lituania o alla superficie combinata di Emilia-Romagna e Piemonte. Emblematico il caso dell’insalata: ogni settimana, ciascun italiano la getta via in media per 22,3 grammi, ovvero oltre 1 kg annuo pro capite. Uno spreco il cui costo nascosto corrisponde a una superficie agricola di 63mila ettari, pari a sei volte l’area agricola di Malta o più della metà dell’agricoltura di Cipro o Lussemburgo.
Togliere o prolungare la scadenza per arginare lo spreco
Carrefour, marchio leader in Francia nella grande distribuzione, ha affrontato il problema dello spreco alimentare legato alle scadenze degli alimentari nei suoi punti vendita, intervenendo su 500 prodotti. Per alcuni di essi, rimuovendo la data di scadenza, si è invece apposta la dicitura “conservabile senza limiti di tempo”, accompagnata da specifiche indicazioni per la corretta conservazione. Nei casi in cui non fosse possibile eliminare la scadenza, l’azienda ha avviato dei test per prolungare la durata di vita dei prodotti: dopo aver verificato che fossero garantite la sicurezza sanitaria e le qualità organolettiche (gusto, aspetto visivo, consistenza, ecc.), le date di scadenza sono state posticipate in modo differenziato, a seconda della tipologia di prodotto.
Carrefour: via le scadenze da sale, zucchero e aceto
In alcuni casi Carrefour ha cancellato le date di scadenza, come ha spiegato Bertrand Swiderski, direttore dello sviluppo sostenibile del gruppo. “Lo abbiamo fatto – ha affermato – in particolare per il sale, lo zucchero, l’aceto o alcuni dolci, ma siamo vincolati da un regolamento europeo che elenca un elenco restrittivo di prodotti alimentari per i quali è autorizzata l’assenza di MDD (data minima di conservazione)”. La maggior parte dei concorrenti di Carrefour – secondo quanto riporta la rivista francese dei consumatori Que choisir – ha seguito l’esempio di Carrefour di togliere la data di scadenza dagli alimenti non deperibili. Carrefour tuttavia ha preso un’ulteriore iniziativa. Ha contattato la Commissione per includere nell’elenco “altri prodotti senza rischio di degrado come miele, pasta, riso o lenticchie“.
Scadenza prolungata per pasta, riso, lenticchie e sottaceti
Nei casi in cui non è stato possibile eliminare le data di scadenza, Carrefour ha effettuato dei test con l’obiettivo di prolungare la durata di vita dei prodotti. Una volta garantita la sicurezza sanitaria degli alimenti e mantenute le loro qualità organolettiche (gusto, aspetto visivo, consistenza, ecc.), i gruppo ha posticipato le date. Sei mesi in più per pasta, riso e lenticchie rosse, 1 anno per i sottaceti. Concesse alcune proroghe anche ai prodotti freschi: fino a 1 mese per il latte UHT e la panna o la salsiccia secca, da 1 a 3 settimane per il burro, 20 giorni per la pancetta, 10 per l’emmental o il formaggio bianco. E questo senza cambiare le liste degli ingredienti presenti sulle etichette.