Una coppia di papà italiani è rimasta bloccata in California con il loro bimbo appena nato attraverso maternità surrogata. I due, originari della provincia di Arezzo, non possono fare ritorno in Italia poiché rischiano l’arresto e una multa salatissima. Questo a causa del fatto che nel nostro Paese il ricorso alla gestazione per altri da ottobre è diventato reato universale, perseguibile anche se è stato commesso all’estero.

La vicenda

I due papà sono una coppia di professionisti di 30 e 40 anni, dipendenti di due multinazionali. Desiderosi di allargare la famiglia, hanno scelto di affidarsi a una clinica specializzata in California. Lì hanno trovato una donna disposta a portare avanti la gravidanza e uno di loro ha donato il seme. Quando hanno avviato il processo, la maternità surrogata era considerata illegale in Italia ma non era stata dichiarata ancora reato universale. Per questo motivo i due non sarebbero stati perseguibili, dal momento che nello Stato americano è una pratica totalmente lecita.

Cosa rischiano

Il bebè della coppia di papà è nato a febbraio 2025, ma da ottobre 2024 la maternità surrogata è considerata in Italia reato universale. Se i due genitori decidessero di rientrare in patria (come vorrebbero fare al più presto), rischierebbero l’arresto con una pena fino a due anni di carcere, un processo e una multa da 600mila euro fino a un milione di euro. Per questo i due, su consiglio del loro avvocato, per il momento restano bloccati in California fino a data da destinarsi.

Le possibili soluzioni

Cosa possono fare dunque per poter rientrare in Italia? I due papà potrebbero adottare l’escamotage dell’anonimato, ossia registrare il piccolo come figlio del solo padre biologico. In questo modo eviterebbero il rischio di venire scoperti, ma il partner del genitore “ufficiale” non avrebbe alcun diritto sul bambino. Avrebbe la possibilità di richiederne l’adozione in futuro, ma il tribunale potrebbe ritenere non idonea una persona che ha commesso un reato. Senza contare i rischi legali che potrebbero verificarsi in futuro. Un’altra opzione potrebbe essere l’autodenuncia. I due dovrebbero presentarsi spontaneamente alle autorità e rivelare di aver fatto ricorso alla maternità surrogata, affrontando il processo. Il loro avvocato non esclude la possibilità di sollevare una questione di incostituzionalità davanti ai giudici italiani. In caso di accoglimento, la vicenda potrebbe arrivare fino alla Corte Costituzionale.

Un problema da risolvere

I due papà aretini non sono gli unici che stanno affrontando o dovranno affrontare le conseguenze del fatto che la maternità surrogata in Italia sia considerata reato universale. Già a fine ottobre una coppia omosessuale era rimasta bloccata in Argentina dopo aver avuto una bimba tramite gestazione per altri. In quel caso ci erano voluti 40 giorni per riuscire a tornare a casa. Sono oltre 50 le coppie italiane che attualmente hanno presentato ricorso poiché si trovano in varie fasi del processo per avere un bebè: da chi ha appena trovato una persona disposta a portare avanti la gravidanza a chi sta per accogliere il neonato. La pratica della maternità surrogata è legale in 62 Paesi nel mondo, dove vengono garantiti i diritti sanitari ed economici per la gestante, e non riguarda solo le coppie omogenitoriali. A farvi ricorso sono spesso donne che, per vari motivi, non possono portare avanti una gravidanza. Tra di esse anche diverse celebrità tra cui Kim Kardashian, Paris Hilton e Naomi Campbell.