Andrà a processo un tenente colonnello, in servizio presso il Comando Militare Calabria di Catanzaro, accusato di molestie sessuali ai danni di una giovane soldatessa. Nel novembre 2021, l’ufficiale 54enne avrebbe costretto la militare – all’epoca 20enne e volontaria in ferma prefissata di un anno – a subire atti indesiderati. Dopo oltre un anno di rinvii, il giudice per l’udienza preliminare ha stabilito il rinvio a giudizio, fissando la prima udienza per il 13 maggio.

Le presunte molestie nel novembre 2021

Secondo l’accusa formulata dalla Procura di Catanzaro, i fatti risalgono al 7 novembre 2021. L’ufficiale – secondo quanto riporta LaC, network che racconta la realtà territoriale della Calabria – avrebbe cercato un approccio fisico con la vittima, togliendole gli occhiali, abbassandole la mascherina chirurgica e chiedendole di sciogliersi i capelli. Di fronte al rifiuto della soldatessa, il tenente colonnello l’avrebbe poi convocata nuovamente nel suo ufficio con la scusa di aiutarlo a trasportare alcuni oggetti, ripetendo il gesto e stringendola in un abbraccio, pronunciando la frase: «Non si può fare tra militari, vero?».

L’avvocato della vittima: «Condotte odiose da parte di un superiore»

A rappresentare la parte civile nel processo è l’avvocato Chiara Penna, che ha commentato così il rinvio a giudizio del militare: «Finalmente la vicenda sarà portata all’attenzione di un giudice del dibattimento, che valuterà quanto denunciato da una ragazzina di 20 anni, vittima di condotte odiose da parte di un superiore di 30 anni più anziano, così come a suo tempo sollevato dal Giudice militare. L’imputato lo sa bene perché non ha mai affrontato la questione nel merito: ha cercato in tutti i modi di evitare il dibattimento, ma anche che la voce della persona offesa venisse ascoltata. A partire dal tentativo inconsistente di esclusione della parte civile, fino alla infondata questione sulla mancanza di querela».

La legale: «Emerge un modus operandi sessista»

L’avvocato Penna ha poi sottolineato come il caso rappresenti un fenomeno più ampio di atteggiamenti discriminatori nelle Forze Armate: «Il fatto in sé è gravissimo, anche perché da quello che emerge dagli atti si evince un modus operandi sessista inteso quasi come normalizzato, non solo nei confronti della persona offesa, ma nei confronti di tutte le militari. Ad ogni modo, si chiarirà tutto durante l’istruttoria», ha concluso.