Che essere mamma sia il lavoro più difficile del mondo è assodato. Cresce dentro di te una creatura meravigliosa destinata a stravolgerti la vita. D’un tratto ti scopri capace di amare incondizionatamente, come non avresti mai immaginato. Ma c’è anche il rischio di cadere in depressione, sentirsi fragile e insicura, finire per annullarsi. Ed è qui che entra in gioco il diritto di ogni mamma: quello di essere sé stessa anche quando veste dei panni tutti nuovi, con la sua individualità, la sua libertà, il tempo libero, le amiche e le passioni. Quelle che lo fanno, tuttavia, sono spesso prese di mira (soprattutto da altre mamme) e criticate duramente. È capitato persino alle star: ecco cos’è il mom shaming.
Cos’è il mom shaming, un fenomeno sempre più diffuso
Le madri di oggi sono tendenzialmente più indipendenti ed emancipate di un tempo, ma anche più giudicate e criticate, spesso senza alcun diritto né cognizione di causa. Capita a chi finisce vittima del cosiddetto “mom shaming”, una forma di bullismo tra mamme che provoca un forte senso di inadeguatezza verso l’essere madre e tutto ciò che si sta facendo. Ecco quindi che dedicare del tempo a sé stessa, per un po’ di shopping o un caffè con un’amica, diventa una colpa imperdonabile…
Se è vero che la mamma perfetta non esiste, è vero anche che criticare non serve a niente. Perché allora in un momento così speciale nella vita di una donna capita di sentirsi bersagliate e giudicate? Perché proprio quando supporto e solidarietà dovrebbero essere alle stelle, viene fuori una spiccata dose di competizione? Il mom shaming è un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio ed è sempre più pericoloso, in particolare nei Paesi Occidentali dove la pressione sociale sulla madre spesso le causa vergogna e frustrazione. Le vengono rivolte critiche perché ha scelto di non allattare il figlio, per l’uso del biberon, il taglio cesareo, il modo in cui fa giocare il suo bambino. Persino prendersi del tempo per sé diventa un problema. Spesso la causa sta nell’invidia, ma ci si dimentica forse che le parole hanno un peso e sanno ferire nel profondo.
All’improvviso, con la nascita di un figlio, la tua routine viene messa a soqquadro: il lavoro si fa più impegnativo, lo stress aumenta, gli impegni sono infiniti, gli appuntamenti all’ordine del giorno, la stanchezza si fa sentire. Nei primi mesi, tra giorno e notte non c’è più alcuna differenza. Le tue priorità cambiano e per quel piccolo che hai tenuto in grembo saresti disposta a fare qualsiasi cosa, nonostante prendersene cura quotidianamente non sia affatto facile.
Nessuna maternità potrà mai raggiungere la perfezione e – al contrario – una mamma deve poter sbagliare, per apprendere e maturare. Molte madri, tuttavia, si sentono il diritto di giudicare le altre madri, solo perché adottano comportamenti diversi da quelli che hanno adottato loro. Ma c’è davvero un giusto e sbagliato in tutte le cose? Oppure la linea che stabilisce il confine tra corretto e scorretto è più sottile di quanto si possa immaginare? D’un tratto la rivalità si fa sentire e comincia la gara per aggiudicarsi il titolo di mamma migliore, più brava o più capace. Ma è davvero così necessario?
Come difendersi
Ad ampliare il problema del bullismo tra mamme ci pensano i social network, dove tutto è pubblico ed esasperato e dove tutti sentono il dovere di dire tutto, senza freni. E così, evidentemente, sono tante anche le madri che si sentono il diritto di giudicare (e criticare) altre madri. Spesso lo fanno con parole che non possono passare inosservante, proiettando le proprie frustrazioni e la loro insicurezza inconscia. Come a voler addossare ad altre il proprio senso di colpa o inadeguatezza. Quindi, come difendersi?
Non è facile non badare alla cattiveria gratuita, ma cercare di ignorare critiche prive di fondamento è il primo passo per non lasciarsi sopraffare dal mom shaming. Se vuoi evitare il problema, presta attenzione anche ai social: è importante non abusarne e avere un occhio di riguardo verso i contenuti che pubblichi. Di tanto in tanto, impara a disconnetterti. Da rieducare però sarebbero le persone capaci di lasciarsi andare a commenti tanto offensivi e irrispettosi, che nelle donne più fragili possono apportare gravi conseguenze e rivelarsi particolarmente pericolosi. Anche il mom shaming, infatti, può essere causa di depressione, facendo sprofondare chi ne è vittima in un baratro dal quale è difficile uscire. Non c’è da meravigliarsi allora se alla fine sono tante le mamme che si convincono di essere loro quelle sbagliate.
Prese di mira anche le star
“Perché non allatti?” oppure “Hai lasciato i bambini con la babysitter?”: sono solo alcune delle frasi che si sentono ripetere le donne vittime di mom shaming, come se ogni decisione presa fosse sbagliata e ritagliarsi del tempo per sé una colpa gravissima.
È capitato ad Aurora Ramazzotti, che dopo aver pubblicato una sua foto accompagnata dalla didascalia “ora d’aria” è stata presa di mira da qualche utente che le chiedeva dove fosse il suo piccolo Cesare (salvo poi doversi rimangiare qualsiasi accusa, dal momento che il figlio era proprio accanto a lei). Ha ricevuto commenti simili anche Chiara Ferragni, donna in carriera e mamma di Leone e Vittoria.
È successo persino a Elena Santarelli, che mentre combatteva al fianco del suo bambino per sconfiggere la malattia è stata travolta da accuse e pregiudizi. «Mi sono vergognata di tornare a lavorare, di uscire a cena con mio marito. Persino di andare dal parrucchiere quando ho sentito un’altra donna sussurrare: “Che cazzo ci fa qui la Santarelli? Io con un figlio malato starei a casa”. E a casa ci tornavo, mi buttavo subito sotto la doccia per pulirmi dallo sporco che mi avevano appiccicato addosso. “Fai schifo – mi dicevo – cosa ti è venuto in mente?”. Grattavo via lo smalto appena messo sulle unghie, perché mi sentivo male a essermi presa un pezzo di vita per me», ha raccontato a Le Iene.
La modella confida quanto abbia sofferto per parole così cattive e sottolinea: «Quegli sguardi, quelle parole ti dicono che c’è solo un posto dove puoi stare: al fianco di tuo figlio che si sta ancora curando. Quegli sguardi ti proibiscono di essere altro dalla malattia».
Il mom shaming colpisce ancora e il problema ora riguarda Sophie Turner, che dopo la notizia del divorzio da Joe Jonas è stata giudicata “una cattiva madre”. Ma su quali basi? Tmz, sito esperto di gossip, aveva già diffuso la voce di una presunta crisi tra il cantante e l’attrice britannica. Così, dopo l’annuncio congiunto, il sito ha diffuso voci sui possibili motivi che hanno spinto la coppia a dirsi addio, dopo sette anni di relazione, quattro di matrimonio e due figlie. Tmz parla di «seri problemi» di coppia. Racconta che Joe per gli ultimi tre mesi avrebbe trascorso «praticamente tutto il tempo» a prendersi cura delle loro figlie. Ma chi dice debba farlo sempre e solo la mamma?
Per «conoscenza diretta», il sito afferma che i due hanno «stili di vita molto diversi». Alla Turner «piace festeggiare», mentre a Joe «piace stare a casa». Poche parole sono bastate per far scatenare l’ira del web. «Smetti di festeggiare e prenditi cura di tuo figlio», ha commento un utente.
Eppure bisognerebbe ricordare che donna non significa necessariamente fidanzata, compagna, moglie o madre. Al contempo, se una donna decide di essere madre non significa che intende trascorre tutta la sua vita tra le mura di casa.