Se già il suo nome incuteva un certo timore, ora che c’è una prima vittima della cosiddetta mosca assassina, la preoccupazione è cresciuta. Una ragazza di 19 anni, infatti, è morta in Costa Rica per le conseguenze di una infestazione dovuta a un parassita trasmesso proprio da una mosca killer, la Cochliomyia hominivorax, nota anche come verme del Nuovo Mondo perché originaria del continente americano.
Prima vittima della mosca killer
La prima vittima umana è una ragazza, dunque, originaria del Costa Rica e che, come spiegato dalle autorità sanitarie, aveva altre malattie croniche che hanno contribuito al peggiorare le sue condizioni di salute. «L’ultima volta che se ne è sentito parlare con un certo allarme, prima dei casi recenti in centro America, è stato almeno 20 anni fa. Il problema, però, riguardava alcuni paesi africani», spiega Claudio Venturelli, entomologo sanitario.
Cos’è la mosca carnivora
La mosca killer era stata segnalata per la prima volta, infatti, nella Guyana nel 1858. Ha dimensioni all’incirca doppie rispetto a quelle di una mosca normale (circa 8-10 mm), colore blu-verde, lucido e occhi arancioni. Appartiene al genere Cochliomyia e alla famiglia Calliphoridae, ma «si chiama anche hominivorax perché, a differenza della mosca carnaria comune, può attacca le mucose e può digerire le parti interne di tessuto – spiega Venturelli – Questo può portare a patologie serie, come le miasi, anche intestinali», cioè lo sviluppo di larve all’interno dell’organismo umano.
Cosa provoca il parassita della mosca
«La mosca assassina, infatti, agisce come se veicolasse un verme, che in realtà sono le sue larve, depositate appunto all’interno dei tessuti, per esempio sotto la pelle. «Finora era difficile pensare che si potesse arrivare alla morte di una persona, anche se la mosca è in grado di causare patologie serie. Probabilmente – spiega l’entomologo – nel caso della ragazza hanno contribuito le sue condizioni precarie di salute e una possibile sanità non efficiente che non ha saputo riconoscere la malattia».
Chi rischia di più
«I medici, dunque, è probabile non abbiano riconosciuto il problema, che è progredito fino a diventare fatale. Il motivo per cui era proliferata in alcuni paesi dell’Africa, è che purtroppo spesso non ci sono condizioni igieniche adeguate – chiarisce l’esperto – I soggetti più a rischio rimangono coloro che trascorrono molto tempo a contatto con animali, specie bovini, ma anche pecore e capre, all’aperto. Se la mosca killer riesce a depositare le sue larve nelle mucose e non ci si accorge, ecco che si possono creare problemi anche molto seri su una persona debilitata o su un fragile, come un bambino o un anziano».
Le cure: come si interviene
Nonostante nel 2000 il Costa Rica avesse annunciato di aver eliminato del tutto il parassita, ad aprile scorso il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, a fronte di un aumento della Cochliomyia hominivorax. Secondo quanto riportato dagli esperti, l’insetto alterna periodi di maggior presenza ad altri in cui sembra scomparso. Dal 2023, però, ha fatto il suo ritorno, crescendo di numero tanto che lo scorso anno si sono segnalati ben 7 casi di infezione umana. Finora, però, non si erano registrate vittime. «L’infezione si può curare e in genere si usano i farmaci previsti per l’eliminazione dei vermi», spiega Venturelli.
Che rischi si corrono in Italia
La notizia della prima vittima rischia di creare allarme, ma l’esperto rassicura: In Italia non c’è e il nostro Paese, come il resto d’Europa, non offre un habitat ottimale alla mosca. Anche in caso di “importazione”, quindi, è difficile che attecchisca perché ha bisogno di ambienti molto caldi. È vero, però, che con i cambiamenti climatici in corso non si è più sicuri di nulla, perché stanno arrivando anche animali mai visti prima nel nostro continente. Il pericolo, comunque, non sarebbe così imminente».