Un appello urgente per prevenire e contrastare le mutilazioni genitali femminili. A lanciarlo, in occasione della Giornata internazionale dedicata al fenomeno, è ActionAid, che chiede al Governo italiano di proteggere appieno i diritti umani di bambine, ragazze e donne più a rischio o che hanno già subito tale pratica lesiva.

Secondo le stime disponibili, in Italia nel 2019 le donne portatrici di mutilazioni genitali femminili erano 87.600, di cui 7.600 minorenni. Le bambine a rischio erano circa 5mila, provenienti soprattutto da Paesi come Egitto e Nigeria. Tuttavia, questi numeri non riflettono l’effettiva diffusione del fenomeno, dal momento che si tratta di una pratica ancora poco conosciuta e riconosciuta.

“Una forma di violenza invisibile”

“Ancora troppo spesso le mutilazioni genitali femminili sono considerate un fenomeno lontano, che non ci riguarda”, afferma Aisha Ba, Community Trainer per ActionAid Italia, “invece sono una forma di violenza presente in molti territori italiani, resa invisibile dalla scarsa attenzione delle istituzioni e dall’inadeguata conoscenza di chi, a vario titolo professionale, può entrare in contatto con bambine, ragazze e donne che potrebbero essere interessate da questa pratica lesiva”.

Mutilazioni genitali femminili: l’appello di ActionAid

Da qui l’appello affinché le istituzioni centrali e quelle locali mettano in campo una strategia di lungo periodo per prevenire e contrastare questa pratica vietata da molti anni in Italia.

Nel nostro Paese le leggi prevedono la realizzazione di una serie di misure di prevenzione e assistenza a favore delle vittime in capo a diversi Ministeri e alle Regioni. Ma persistono diverse criticità. Prima fra tutte la mancanza di formazione di chi, nel settore sociale, sanitario, educativo e legale, entra in contatto con bambine, ragazze e donne a rischio o già soggette a mutilazione genitale. Tra le altre criticità ci sono il coinvolgimento limitato delle comunità praticanti, l’accesso ridotto ai servizi assistenziali e medici, soprattutto per la ricostruzione e la rigenerazione dei tessuti genitali.

“Consentire l’esenzione del ticket”

Per garantire a chi ha subito una mutilazione genitale femminile tutto il supporto necessario, è fondamentale che le istituzioni a livello nazionale e regionale si attivino per migliorare le politiche e le procedure attualmente disponibili.

“Il Sistema sanitario nazionale deve riconoscere le conseguenze fisiche e psicologiche derivanti dalle mutilizazioni genitali femminili”, dicono da ActionAid Italia, “bisogna prevedere il loro inserimento nella lista dei Livelli essenziali di assistenza per le patologie croniche e consentire l’esenzione del ticket“.

“Bisogna inoltre garantire l’accesso alle cure anche per le donne e ragazze prive di assistenza sanitaria, mediante apposita codifica Stp (Straniero temporaneamente presente) o titoli equivalenti a seconda dello status giuridico”, si legge in una nota di ActionAid Italia.

Mutilazioni genitali femminili: il ruolo delle Regioni

E ancora: “Istituendo appositi codici di Raggruppamento omogeneo di diagnosi per la ricostruzione chirurgica funzionale, sensoriale e anatomica della vulva e la sua rigenerazione tissutale, anche le Regioni possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere il diritto alla piena salute sessuale e riproduttiva delle donne portatrici di mutilazione genitale e assicurare, al contempo, un adeguato rimborso economico agli ospedali in caso di intervento”.

“La comunità scientifica internazionale è concorde nell’affermare che, nelle donne che hanno subito una mutilazione, e che ne fanno richiesta, la semplice deinfibulazione è spesso insufficiente a curare i sintomi cronici legati alla pratica”, spiega la dottoressa Barbara Grijuela, Medico Chirurgo, specialista in Ostetricia e Ginecologia, ASST Santi Paolo e Carlo di Milano.

Aggiunge: “Le tecniche di ricostruzione che possono essere proposte sono molteplici, ma nessuna ha un adeguato rimborso della procedura. Inoltre, in assenza di una specifica codifica, vengono utilizzati codici di chirurgia riparativa e rigenerativa creati per altre patologie, con il rischio che la codifica risulti non appropriata e che quindi la procedura non venga adeguatamente rimborsata”.

Necessaria la creazione di unità specializzate

“Allo stesso tempo”, fanno sapere da ActionAid Italia, “sarebbe necessaria, a livello regionale, la creazione di unità multidisciplinari specializzate che utilizzino risorse già presenti sul territorio, integrando mediatrici linguistico-culturali debitamente formate e specialisti in chirurgia plastica”.