Si sono trovati in una dozzina a Milano davanti alla targa dedicata ad Anna Politkovskaya per ricordare Alexei Navalny ma sono stati identificati dalla Digos. L’episodio, avvenuto domenica, ha dato luogo ad accese polemiche. Il senatore Pd Filippo Sensi ha annunciato un’interrogazione parlamentare a Piantedosi. Il ministro: “l’identificazione non comprime la libertà”. Lunedì nel tardo pomeriggio Marina Davydova, portavoce dell’associazione Annaviva, assieme ad un’altra decina di persone, è tornata nello stesso luogo per rendere omaggio al blogger russo scomparso.

La commemorazione a Milano per Alexei Navalny

L’episodio si è verificato nel tardo pomeriggio di domenica 18 febbraio presso il giardino milanese dedicato ad Anna Politkovskaya, la giornalista investigativa assassinata a colpi di pistola il 7 ottobre 2006 mentre stava rincasando. Il gruppo si era riunito sotto la targa che ricorda la dissidente russa per deporre dei fiori per Alexei Navalny, l’oppositore di Vladimir Putin morto in circostanze sospette in una remota colonia penale al di là del Circolo polare artico. Poco dopo – ha denunciato sui social lo stesso Sensi – “si sono trovati lì degli agenti che li hanno identificati“.

Navalny

L’identificazione da parte degli agenti della Digos

Ci sarebbe una serie di equivoci, secondo la Polizia, alla base dell’identificazione dei partecipanti alla commemorazione di Alexei Navalny. Secondo l’agenzia LaPresse, i controlli e le identificazioni effettuate dalla Digos ai Giardini Politkovskaja, a due passi da corso Como, sarebbero nati per la presenza di più partecipanti di quanto annunciato. Nella giornata di sabato, infatti, sarebbe arrivato in Questura un preavviso in merito alla commemorazione a nome del promotore che avrebbe portato con sé due o tre persone. Gli agenti della Digos, avendo notizia della commemorazione, nel corso di un controllo hanno trovato più persone rispetto a quanto preannunciato, mentre mancava il promotore. Vista la presenza di più partecipanti, gli agenti hanno provveduto a identificare tutti i presenti, che erano lì, tra le 12 e le 20 persone.

Piantedosi: “Identificazione non comprime la libertà”

“L’identificazione delle persone è un’operazione che si fa normalmente nei dispositivi di sicurezza per il controllo del territorio. Mi è stato riferito che il personale che aveva operato non avesse piena consapevolezza”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi commentando la notizia dell’identificazione del gruppetto di manifestanti da parte della polizia. “È capitato anche a me nella vita di essere identificato, non credo che che sia un dato che comprime una qualche libertà personale”, ha aggiunto il titolare del Viminale.

Navalny

L’associazione Annaviva: “Siamo rimasti ammutoliti e basiti”

Annaviva, l’associazione che ha la missione di mantenere viva la memoria di Anna Politkovskaja, ha commentato via social quanto accaduto. “Dopo aver appreso della tragica (e annunciata) morte di Navalny, come associazione abbiamo indetto una commemorazione dal titolo ‘In silenzio per Navalny’ ai giardini Anna Politkovskaja di Milano – hanno spiegato su Fb – . Al nostro arrivo siamo rimasti ammutoliti e basiti dalla presenza di 3 agenti della Digos. C’è chi ha portato dei fiori, una candela, un pensiero scritto per ricordarlo”. “I tre agenti si sono presentati chiedendoci i documenti e l’indirizzo di residenza. Ha ragione il Ministro dell’Interno a dire che l’identificazione delle persone rientri nelle facoltà della Polizia e infatti – hanno aggiunto – tutti i presenti hanno dato i documenti (fotografati uno a uno) e fornito l’indirizzo di casa come richiesto. La domanda è perché?”. “In effetti come abbiamo fatto a non pensarci, i fiori sotto una targa per commemorare un defunto sono sempre un atto sovversivo e di grande disturbo dell’ordine pubblico. Si tratterà forse di allergia?”.

Coisp con Piantedosi: “Identificazione è garanzia”

“Le identificazioni avvenute nel corso della manifestazione di Milano non sono procedure anomale nè violano le normative di uno Stato democratico, anzi: sono procedure standard che rientrano nell’ordinaria attività di controllo dell’ordine pubblico, specialmente se svolte nel corso di una manifestazione, e rappresentano una vera e propria garanzia per tutti i cittadini”. Così Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp. “Chi scende in piazza per manifestare legittimamente una propria idea, nel pieno rispetto delle norme e delle leggi dello Stato – sostiene Pianese – non si sente in alcun modo intimidito nè offeso da un controllo da parte delle Forze dell’ordine; al contrario vede aumentare la propria sicurezza, poichè sa che gli agenti compiono il proprio lavoro tutelando l’incolumità di
tutti
“.

“Volevamo solo commemorare Navalny”

“Non abbiamo fatto nulla di male. Stavamo parlando, avevamo solo l’idea di condividere il dolore”: Marina Davydova, portavoce dell’associazione Annaviva, ha raccontato in questo modo di quanto accaduto ai giardini Anna Politkovskaja. “Siamo rimasti stupefatti, noi e anche gli italiani che si sono sentiti come in Russia e i russi – ha osservato – si sono spaventati tantissimo. Sono persone che in Russia sono scappate dal regime“. “Ci siamo riuniti per commemorare Navalny, non era una manifestazione. Volevamo solo lasciare una foto o un fiore. Una decina di persone in silenzio. Quando siamo arrivati – ha aggiunto Davydova – c’era già personale in borghese che ci stava aspettando. Dopo un po’ hanno chiesto a tutti di identificarsi. Non abbiamo dato loro motivo. Si sono avvicinati a ciascuno che arrivava e hanno chiesto documento e residenza, cosa che ci ha lasciato perplessi per il fatto in sé, non per i modi, perché non abbiamo fatto nulla di male: volevamo solo commemorare Navalny”.

Il nuovo presidio, “siamo a Mosca o a Milano?”

“Magari non c’è stata compressione di libertà, ma c’è stata un’incomprensione. Qui dove siamo, a Mosca o a Milano?“. Marina Davydova è tornata lunedì pomeriggio, con un’altra decina di persone, a deporre dei fiori per Navalny sotto la targa dei giardini dedicati ad Anna Politkovskaja. E ha risposto così ai giornalisti che le chiedevano un commento sulle parole del ministro Piantedosi. “Non ce lo aspettavamo – ha aggiunto Davydova – non era una manifestazione quindi non pensavamo ci fossero le forze dell’ordine. Erano in borghese per cui all’inizio pensavamo fossero amici di qualcuno. Da bravi cittadini abbiamo fornito tutti i nostri dati”. Dopo “ci siamo sentiti spaventati, specie i russi, che, infatti – ha aggiunto – non sono voluti venire qui stasera anche se avrebbero voluto. Non avere la cittadinanza italiana e avere qualsiasi casino con legge italiana non è la loro intenzione”. Erano venuti “per trovare altre persone che la pensano come noi” e “anche per chi non può fare” commemorazioni di questo tipo. “A Mosca c’è ancora attenzione dei media, in altre città no. Come ho sentito da parenti e conoscenti non si può neanche uscire di casa con dei fiori” ha proseguito, replicando anche a chi chiedeva se, secondo lei, gli agenti ieri hanno frainteso le consegne o hanno avuto un ordine esplicito. “Sicuramente so che erano già qui quando siamo arrivati poi il motivo non lo posso sapere” ha risposto, aggiungendo di essere “al 100% con la moglie di Navalny che ha deciso di proseguire il suo lavoro, come lo sono tanti russi in tutto il mondo anche se hanno paura di dirlo o non hanno la possibilità di farlo”.