La città di New York ha fatto causa a TikTok, Facebook e YouTube per danni alla salute mentale di bambini e ragazzi. Secondo la causa Meta, Snap, ByteDance e Google hanno consapevolmente costruito e commercializzato le loro piattaforme per “attrarre, catturare e creare dipendenza nei giovani“.
Le parole del sindaco di New York
Il sindaco di New York, Eric Adams, aveva anticipato la causa a fine gennaio. “Negli ultimi dieci anni abbiamo visto quanto il mondo online possa esporre i nostri figli a un flusso continuo di contenuti dannosi e alimentare la crisi nazionale della salute mentale dei giovani“, ha affermato il primo cittadino in una nota.
Non solo New York
Oltre alla città di New York, tra i querelanti contro TikTok, Facebook e Youtube ci sono anche il distretto scolastico e le istituzioni sanitarie, secondo le quali le società proprietarie hanno “consapevolmente progettato, sviluppato, prodotto, gestito, promosso, distribuito e commercializzato le loro piattaforme per attrarre e creare dipendenza, con una supervisione minima da parte dei genitori”.
La reazione di TikTok, Facebook e YouTube
Al momento TikTok, Facebook e YouTube non hanno rilasciato dichiarazioni in merito. Non è però la prima volta che le piattaforme ricevono questo tipo di accuse e in passato le avevano già respinte, sostenendo di aver adottato diverse misure per proteggere gli utenti minorenni. La causa di New York potrebbe ora spingere anche altri a schierarsi contro questi social network.
Le controversie tra TikTok e l’Ue
Anche in Europa TikTok è al centro di numerose controversie. L’ultima decisione, in ordine di tempo, che ha riguardato la piattaforma cinese è stata presa dal Tribunale dell’Unione europea che ha identificato il noto social network come un “gatekeeper”, cioè una di quelle aziende che occupano una posizione dominante sul mercato digitale. Questo implica che la società ha tempo fino a marzo per regolarizzare le sue politiche di utilizzo nel pieno rispetto del Digital Market Act e a sistemare eventuali incongruenze con la legge europea che potrebbero portare a pesanti sanzioni e, addirittura, al blocco della piattaforma per tutti gli utenti europei. Ma non è questo l’unico problema. L’Ue si interroga da tempo sulle modalità di moderazione dei contenuti sulla piattaforma, soprattutto per quelli rivolti ai minorenni. Il dubbio deriva dal fatto che sul celebre social sono spesso presenti anche video sessualmente espliciti o violenti che non sono adatti al pubblico più giovane.