Il mondo dello sport dà l’addio all’ex stella Nfl, OJ Simpson, uno dei giocatori più discussi del football statunitense. L’ex campione si è spento all’età di 76 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro. Era stato protagonista di uno dei processi mediatici più seguiti dall’opinione pubblica mondiale: accusato dell’omicidio dell’ex moglie Nicole Brown e dell’amico Ronald Goldman fu assolto al termine di un processo che tenne incollati davanti allo schermo milioni di americani e spaccò in due l’opinione pubblica.
A dare la notizia della morte di OJ Simpson è stata la sua famiglia con un post sul social network X. “Il 10 aprile, nostro padre, Orenthal James Simpson, ha ceduto alla sua battaglia contro il cancro”, hanno scritto i figli.
Chi era OJ Simpson
O.J Simpson è stato uno dei più grandi giocatori nella storia del football. Nato a San Francisco 76 anni fa, mette in mostra le sue doti già durante il periodo scolastico: nell’Università della California meridionale gioca per gli USC Trojans, vincendo l’Heisman Trophy nel 1968. Nel 1969 passa al professionismo, accasandosi ai Buffalo Bills, che lo scelgono come primo assoluto al Draft Nfl di quell’anno. Nelle file dei Bills, dove resta fino al 1978, viene nominato miglior running back nel 1972. L’anno dopo supera il muro delle duemila yard corse nella stagione regolare.
Tornato nella sua città, gioca con i San Francisco 49ers fino al 1979, anno del suo ritiro dal football.
La carriera nel cinema
A questo punto inizia una nuova carriera: Simpson si dà al cinema. Un’avventura iniziata già prima dell’addio all’attività agonistica, interpretando piccole parti nei film Radici (1977), L’uomo del Klan (1974), L’inferno di cristallo (1974), Cassandra Crossing (1976), Capricorn One (1978). Ma il ruolo che più gli regala notorietà è quello dell’agente Nordberg nella trilogia del film Una pallottola spuntata (1988, 1991, 1994).
Parallelamente alla carriera di attore, prende parte a programmi televisivi e lavora come commentatore sportivo. Diventa sempre più famoso e amato dal pubblico. Fino al giugno del 1994, quando succede quello che nessuno avrebbe mai immaginato.
Il “processo del secolo” contro OJ Simpson
Nicole Brown, che due anni prima aveva chiesto il divorzio da OJ Simpson, viene trovata uccisa nel giardino di casa Simpson a Brentwood, uno dei più lussuosi quartieri di Los Angeles. Con lei viene trovato morto un amico, Ronald Goldman. I due sono stati uccisi a coltellate.
Al centro dei sospetti finisce subito OJ Simpson, arrestato al termine di un rocambolesco inseguimento in auto per le strade di Los Angeles, che tiene il popolo statunitense con il fiato sospeso davanti alla tv. A riprendere la scena dall’alto, una ventina di elicotteri.
Inizia il “processo del secolo” presso la Corte Superiore della Contea di Los Angeles. Il caso scatena dibattiti su razzismo, violenze domestiche e sulle colpe della polizia. L’opinione pubblica si divide tra innocentisti e colpevolisti. Dopo tre anni di udienze seguite praticamente in mondovisione, tre anni dopo OJ Simpson viene assolto. Due anni dopo, però, sarà giudicato colpevole nella causa civile intentata dalle famiglie delle vittime: i giudici lo condanneranno a pagare un risarcimento di 33,5 milioni di dollari.
La rapina, il carcere
Le vicende giudiziarie per l’ex giocatore non finiscono qui: nel 2007 viene arrestato per furto con scasso in una camera d’albergo a Las Vegas. OJ Simpson si difende sostenendo che voleva recuperare cimeli sportivi e cimeli di famiglia rubatigli dopo il processo a Los Angeles.
Verrà riconosciuto colpevole di rapina e sequestro di persona per l’irruzione nella camera d’albergo e condannato a 33 anni di carcere, di cui i primi nove senza possibilità di libertà vigilata. Nel 2017 torna in libertà perché gli viene concesso di scontare il resto della pena in libertà vigilata. Ora la morte.