A Parigi 2024 arriva la regina degli sport. L’atletica è pronta a rubare la scena alle Olimpiadi con gli azzurri che dopo i cinque ori di Tokyo puntano a fare ancora meglio, almeno in termini numerici. Tra i più attesi protagonisti non poteva certo mancare il campione olimpico in carica dei 100 metri, Marcell Jacobs.
Jacobs determinato verso l’obiettivo
Sereno e determinato a riprovarci allo Stade de France (la finale dei 100 si correrà domenica 4 agosto alle 21.50), Jacobs si presenta in conferenza stampa in una Casa Azzurri più gremita che mai. «Tre anni fa ero una persona completamente diversa, arrivavo da outsider ed ero alla mia prima Olimpiade, oggi ci arrivo da campione olimpico e questo mi dà tanta autostima. Penso che come l’ho fatto una volta posso farlo di nuovo – promette -. C’è pressione, tutti in primis me stesso, si aspettano tanto, ma la sto usando come spinta e non come peso». Poi sugli obiettivi dell’anno: «Ne avevo tre: stare in salute e lo sono, vincere gli europei e poi le Olimpiadi, tocchiamo ferro… Ma in questi primi giorni al villaggio ho vibrazioni positive».
Serenità ritrovata con il nuovo coach
Forte di una preparazioni senza intoppi e di una motivazione ritrovata sotto la guida del nuovo coach Rana Reider, lo sprinter azzurro appare rilassato davanti a telecamere e giornalisti: «Fisicamente sto molto bene, le sensazioni in pista erano ottime, anche il mio allenatore era soddisfatto. Sono tanto sereno, ho tanta voglia di scendere in pista e divertirmi».
«Quando cambi allenatore e metodi all’inizio ci vuole un po’ per mettere insieme tutti i pezzi, poi siamo riusciti a trovare un buon feeling», evidenzia il campione olimpico, che negli allenamenti sulla pista parigina di Ile des Vannes racconta di essersi focalizzato sugli allunghi a 90 metri: «Ho fatto due allunghi per cercare di lavorare su una parte che mi stava ronzando nella testa tra i 15 e i 20 metri in cui c’è quella fase di stallo che voglio cercare di eliminare – spiega -. Lui (Reider, ndr) dopo il primo non voleva farmene fare più, ha detto di avermi visto molto bene. Io ne ho fatto un altro perché volevo ricordarmi il gesto e l’ho fatto ancora meglio».
Semifinale, lo step più difficile
Nonostante la preparazione minuziosa e accurata l’azzurro ammette che «sarà tosta, ci sono 15-16 atleti che possono puntare ad andare in finale, ma in finale si va in otto. Quello sarà il gradino più difficile, poi la finale la può vincere chiunque», ammette Jacobs. Quanto ai favoriti per la vittoria finale: «Lyles? Non lo vedo in pole position anche perché non è quello che ha corso più veloce quest’anno, il giamaicano Kishane Thompson (che ha corso in 9″77) mi spaventa di più rispetto a Lyles. È campione del mondo nei 100, 200 e staffetta, arriva con un gran carico di energia, ma questo non vuol dire che sia imbattibile».
Cosa serve per andare a podio
Di certo per salire sul podio servirà andare più forte rispetto al 10″02 con cui Jacobs si è confermato campione d’Europa a Roma e al 9″92 registrato nel meeting finlandese di Turku, il suo personale di quest’anno. “Per andare a podio come minimo devi correre sotto i 9″85 – ha ipotizzato – bisogna cercare di fare meno errori possibili e poi focalizzarsi su se stessi”.