Una scultura di sabbia sulla spiaggia di Platamona, nel nord Sardegna, per ricordare Giulia Tramontano, la 29enne al settimo mese di gravidanza accoltellata e uccisa a Senago dal fidanzato Alessandro Impagnatiello.
L’opera d’arte e la dedica a Giulia Tramontano
Il ricordo dedicato a Giulia, ritratta in un amorevole abbraccio al bimbo che ha in grembo, è stato realizzato dallo scultore Nicola Urru, artista specializzato nel creare opere d’arte sulla spiaggia.
“Una violenza così precisamente riconoscibile e così odiosamente ricorrente che si innesta in mente e corpi di tutte le donne, e le abita”, ha scritto su Instagram l’artista per commentare la sua creazione. Il post è accompagnato dall’hashtag #LoSapevamoTutte, circolato e presto diventato virale su Twitter dopo la notizia della morte Giulia Tramontano.
In un altro post, l’artista ha omaggiato la giovane vittima del femminicidio prendendo a prestito le parole di Alda Merini e la sua toccante poesia “A mio figlio”.
Venerdì l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano
È stata fissata per venerdì l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, mentre i funerali si svolgeranno la prossima settimana nel Napoletano, a Sant’Antimo, paese natale della 29enne. Qui il sindaco Massimo Buonanno ha proclamato il lutto cittadino per il giorno dell’addio a Giulia.
Impagnatiello tra i detenuti a rischio
Alessandro Impagnatiello, il barman reo confesso dell’omicidio della fidanzata Giulia, è rinchiuso nel carcere di San Vittore, a Milano. Si trova in una cella del quinto raggio, nel “reparto” per i detenuti cosiddetti a rischio. L’uomo, che al suo avvocato ha ripetuto più volte che “l’unico pentimento che abbia un senso è togliermi la vita”, è infatti controllato con maggiore attenzione rispetto agli altri. Esclusi contatti con gli altri carcerati, il rischio è che possa essere aggredito.
Accertamenti sulle celle telefoniche
Attesa negli ambiti investigativi per gli esiti dell’analisi delle immagini delle telecamere installate tra Senago e Milano per verificare i movimenti di Impagnatiello. In corso inoltre accertamenti per sapere a quali celle telefoniche erano agganciati i cellulari delle persone che il barman ha contattato la sera dell’omicidio e nei giorni successivi per capire se sia stato aiutato a disfarsi del cadavere.
Le indagini coordinate dal pm Alessia Menegazzo e dall’aggiunto Letizia Mannella e condotte dai carabinieri puntano a ricostruire millimetro per millimetro quello che è accaduto, nella convinzione che ci sia stata premeditazione e crudeltà, aggravanti escluse dal giudice che ha convalidato il fermo e ordinato il carcere per il 30enne.
Il verbale dell'”altra” che incastra Impagnatiello
Continuano intanto a emergere nuovi e inquietanti dettagli sulle ore che hanno portato all’omicidio di Giulia Tramontano. A raccontarle agli inquirenti è la ragazza con cui il barman del Bamboo Bar dell’Armani Hotel aveva una relazione parallela. C. 23 anni, ripercorre quanto accaduto giorni prima, fornendo dettagli importanti per consentire ai pm di fermare poco dopo l’omicida.
L’incontro e la “solidarietà femminile”
Quel sabato pomeriggio, dopo aver scoperto tutto “dalle varie menzogne che mi aveva raccontato”, C. ha deciso di dare appuntamento a Giulia Tramontano. Non credeva più che davvero avesse chiuso con la sua compagna e men che meno che non fosse il padre di quel bimbo: “Eravamo entrambe vittime di un bugiardo“.
Proprio vicino all’albergo dove Impagnatiello e lei lavoravano, le due ragazze si sono viste. “Abbiamo chiacchierato tranquillamente. Siamo state insieme un’ora, dopo di che lei è andata via”. Un incontro “veramente cordiale” cominciato con un abbraccio “per solidarietà femminile” e concluso con la proposta di ospitarla a casa a dormire, se ne avesse avuto bisogno. Lei disse di non preoccuparmi, ringraziandomi”.
Il delitto e il tentativo di far sparire il cadavere
Giulia “mi ha detto che Alessandro non avrebbe mai visto il figlio – prosegue la giovane – e che a lei interessava solo il bimbo e la sua salute. Non sapeva se si sarebbe “recata a Napoli dai suoi genitori ma sicuramente non voleva più vedere Alessandro. Sarebbe comunque tornata a Senago, dopo il nostro incontro, per parlare” con lui e “per lasciarlo”. Invece lui all’ora di cena l’ha accoltellata e poi, facendo credere che si era allontanata da casa, ha cercato di bruciare il corpo e poi lo ha fatto sparire.
Tra dubbi e paure
Ha provato a convincere C.. In una videochiamata di 9 minuti in cui la ragazza chiedeva di Giulia e lui le diceva prima che dormiva in camera, poi che era andata da una amica, mentre in realtà era già morta. Ma la ragazza ormai non si fidava più di lui. In piena notte “ho iniziato a scrivere ad Alessandro chiedendo dove fosse Giulia. Lui di contro ha iniziato a chiedermi di vederci perché voleva parlarmi da solo, senza di lei. Per mettere un punto a questa vicenda”. “Le sue richieste – ha proseguito – erano talmente pressanti che mi ha accompagnato un collega a casa poiché anche loro erano preoccupati“.
Impagnatiello si è presentato comunque davanti al suo portone: “Ha iniziato a citofonare”, continua C., e “alla fine è salito e gli ho parlato attraverso le sbarre della finestra del ballatoio. Lui insisteva perché io lo facessi entrare, ma io non ho voluto perché avevo paura“. Gli stessi timori che hanno avuto inquirenti e investigatori, che nelle ore successive lo hanno fermato.