Per lanciare il suo singolo “WAP” insieme a Megan Thee Stallion, la rapper Cardi B ha scelto un tipo di promozione molto particolare. Oltre ai soliti post sui suoi account social e alle copertine patinate, lo scorso agosto Cardi B è infatti approdata su OnlyFans, il sito per contenuti a pagamento fondato nel 2016 dal 37enne Tim Stokely.
Cos’è OnlyFans
Se non hai mai sentito parlare di OnlyFans non preoccuparti, sarà probabilmente perché fino a non troppo tempo fa la piattaforma era perlopiù associata ai performer per l’intrattenimento per adulti, in particolare stripper e pornostar, ma con il lockdown la composizione dei suoi utenti si è diversificata di molto.
Non solo Cardi B, che come primo contenuto ha condiviso su OnlyFans un dietro le quinte del suo servizio per Elle Magazine, ma sempre più celebrity e influencer sono sbarcati sul sito – addirittura Beyoncé cita il sito nel remix di “Savage” – che a loro detta permette un’interazione più facile e meno “filtrata” con i propri fan rispetto alle tradizionali piattaforme social come Instagram. Ma sono tanti anche i non famosi che hanno scelto OnlyFans durante i mesi di reclusione, spinti dalla noia o, più prosaicamente, dalla prospettiva di nuovi guadagni.
Su OnlyFans per monetizzare il seguito
Lo hanno fatto non necessariamente per condividere contenuti sexy, ma per monetizzare il loro seguito mettendo in abbonamento tutto quello che producono online (si possono trovare infatti illustratori, artisti, ballerini, cantanti e modelli). Qui ti raccontiamo come funziona e come è diventato un fenomeno da 500.000 utenti attivi al giorno.
Come funziona OnlyFans…
OnlyFans permette ai suoi creatori di contenuti di lanciare un servizio di abbonamento al quale i loro fan possono iscriversi (la media è di 12 dollari al mese ma si possono stabilire prezzi ben più alti) e grazie al quale potranno accedere a contenuti esclusivi e interagire direttamente con il creator di turno. Lanciato nel 2016, per lungo tempo è stata associata ai performer dell’intrattenimento per adulti, che lì avevano trovato un’isola felice per condividere video e foto senza l’intermediazione delle loro agenzie, guadagnandoci di più. Da quando celebrity e influencer hanno iniziato a pubblicizzarlo, raccogliendo il testimone di una tendenza di nicchia già ovviamente attiva su internet, è diventato un fenomeno di tutt’altro tipo, al punto da meritarsi un approfondimento da parte del giornale economico Bloomberg, che l’ha definita «una delle piattaforme media più di successo che sta crescendo davanti ai nostri occhi».
… e come OnlyFans è diventato un fenomeno
OnlyFans conta oggi 85 milioni di utenti, più di 1 milione di creator, e quest’anno genererà oltre 2 miliardi di dollari di guadagni, di cui trattiene circa il 20%, una cifra di molto inferiore rispetto a quella che solitamente richiedono le agenzie di intrattenimento (e che si aggira in media attorno al 50%). Come scrive Bloomberg, questi risultati mettono OnlyFans «sulla buona strada per chiudere l’anno con 400 milioni di guadagni netti, facendo impallidire Patreon, la piattaforma che aiuta i creativi a monetizzare il loro lavoro, e che ha un valore di oltre 1,2 miliardi di dollari». Come ha ripetuto più volte il suo giovane e rampante fondatore, «OnlyFans sta rivoluzionando le relazioni tra creator e fan» ed è questo l’aspetto più interessante della sua storia. La sua evoluzione racconta infatti come cambia il rapporto che le nostre identità digitali assumono su internet.
Nel febbraio del 2019, il New York Times aveva spiegato come OnlyFans stesse cambiando il mondo della pornografia online, ribaltando il rapporto tra i performer, le loro agenzie e i consumatori abituali di quel tipo di contenuti. Monetizzare il proprio seguito online è quello che fa chiunque abbia un numero consistente di follower su internet: da YouTube a Instagram passando per TikTok, negli ultimi anni abbiamo visto come i contenuti sponsorizzati e le strategie di marketing di influencer e marchi hanno rivoluzionato il modo in cui pensiamo, e consumiamo, la pubblicità. OnlyFans, per via dell’iniziale legame con l’industria della pornografia, sdogana anche l’ultimo dei tabù: non solo i professionisti del settore (che tra l’altro non hanno gradito questo aprirsi della piattaforma a creator di tutti i tipi), ma anche gli utenti che con il porno non ci hanno mai lavorato possono farsi pagare per essere guardati. Qualcuno lo chiama narcisismo da internet, ma siamo sicuri non sia qualcosa che è sempre esistito?