Emergono sempre più dettagli sulla strage di Paderno Dugnano, alle porte di Milano, dove un 17enne, nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre, ha ucciso con 68 contellate il padre, la madre e il fratello di 12 anni. A raccontare quei terribili momenti è stato proprio il giovane, detenuto in carcere.
Il compleanno del padre
Gli omicidi sono avvenuti poche ore dopo i festeggiamenti per il 51esimo compleanno del papà. «È stata la sera della festa che ho pensato di farlo, non avevo ancora ideato questo piano, però avevo pensato di usare comunque il coltello perché era l’unica arma che avevo a disposizione in casa”, ha messo a verbale l’adolescente. «Se ci avessi pensato di più non l’avrei mai fatto, perché è una cosa assurda», ha aggiunto.
Ferocia e premeditazione
Il racconto della strage è avvenuto durante l’interrogatorio di un’ora e mezza nel carcere minorile Beccaria di Milano, al termine del quale la gip Laura Margherita Pietrasanta ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare detentiva, con la possibilità di trasferimento anche in altro istituto penitenziario minorile. La giudice ha evidenziato la «singolare ferocia e l’accanimento nei confronti delle vittime», ma anche la «preordinazione dei mezzi» e la «propensione a cambiare e aggiustare la versione dei fatti». Oltre alla «pericolosità sociale» e alla sua «incapacità a controllare i propri impulsi». Da qui il pericolo di reiterazione del reato, ossia che possa ancora uccidere, e pure la conferma del quadro accusatorio, nell’inchiesta dei carabinieri e della procuratrice facente funzione Sabrina Ditaranto e della pm Elisa Salatino, e dell’imputazione di triplice omicidio pluriaggravato anche dalla premeditazione.
L’enigma del movente
Riguardo all’enigma sul movente, le parole del giovane girano ancora attorno a quel malessere per il quale lui voleva trovare una «soluzione». Ha raccontato che già da «qualche anno» aveva maturato «l’idea di vivere più a lungo delle persone normali, anche per conoscere il futuro dell’umanità» e aveva iniziato a «sentirsi un estraneo». Aveva pensato di scappare, di andare in Ucraina, ma non gli sembravano soluzioni utili per il suo «scopo».
La strage causata dal «malessere»
«Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima”, ha cercato di chiarire il ragazzo, dicendo, però, pure che non ce l’aveva con la famiglia nello specifico. «È da quest’estate che sto male, ma già negli anni scorsi mi sentivo distaccato dagli altri. Forse il debito in matematica può avere influito». Sentiva, comunque, la pressione della famiglia. E ancora: «Ogni tanto i miei genitori mi chiedevano se c’era qualcosa che non andava, perché mi vedevano silenzioso, ma io dicevo che andava tutto bene». Percepiva «gli altri come meno intelligenti e spesso non mi trovavo bene in certi ragionamenti o ritenevo che si occupassero e preoccupassero di cose inutili».
Le ultime parole del padre
Negli atti si legge tutta l’atroce ricostruzione della strage. «I miei genitori – ha affermato – sicuramente mi hanno parlato chiedendomi cosa fosse successo e perché avessi l’arma in mano. Io però non ricordo se li ho colpiti anche in camera loro». Sono stati «svegliati dalle urla di mio fratello». Nelle relazioni degli esperti il giovane ha detto che lui pensava «alle guerre e mi commuovevo pensando a queste situazioni», mentre «questo non lo vedevo in amici e familiari».
La testimonianza del nonno materno
Il nonno materno, che testimoniando ha parlato di una «famiglia perfetta» all’apparenza e che ora può incontrarlo con gli altri familiari, ha spiegato che il nipote gli ha detto che l’aveva fatto perché voleva «lasciare i beni materiali» e lui aveva inteso che voleva «staccarsi dai genitori». Gli ha chiesto pure perché se la fosse presa anche col fratello di 12 anni, fino ad ucciderlo, e il 17enne ha risposto: «Non sarei riuscito ad abbandonarlo».