La Corea del Sud ha il tasso di natalità più basso al mondo e nonostante questo centinaia di strutture pubbliche in tutto il Paese sono “vietate ai bambini”. Una contraddizione che ha spinto un parlamentare del Paese a chiedere la fine delle zone “no-kids”. Sulla questione si è scatenata una accesa polemica.
Incertezza economica per le coppie e crisi demografica
Molte giovani coppie coreane scelgono di non avere figli a causa dell’aumento dei costi dell’assistenza all’infanzia e dell’alloggio, della scarsità di posti di lavoro e della crescente ansia per il futuro. Il governo ha offerto incentivi alle famiglie con bambini, ma non è riuscito a risolvere la crisi demografica che ormai è galoppante.
500 zone vietate ai bambini
Nonostante la crisi delle nascite, in Corea del Sud le zone “no-kids” abbondano. Sono comparse circa un decennio fa dopo la diffusione online di alcune lamentale nei confronti di genitori che non si preoccupavano del disturbo causato dai loro figli. Secondo una mappa generata dagli utenti su Google Maps, la Corea del Sud ha più di 500 zone vietate ai bambini. La Biblioteca Nazionale della Corea, ad esempio, proibisce a chiunque abbia meno di 16 anni di entrare senza un permesso speciale.
Il gesto dimostrativo della parlamentare
Yong Hye-in, una parlamentare in forza al Basic Income Party (Partito del Reddito di Base) ha tenuto in discorso tenendo in braccio il figlio di due anni, affermando che molti ristoranti e luoghi pubblici vietano la presenza dei bambini senza alcuna valida ragione. La parlamentare ha sottolineato quanto le zona “no kids” siano un ulteriore freno per le coppia che desiderano dei figli e ha caldeggiato la loro abolizione, come una delle strade per contrastare il crollo del tasso di natalità. “Quello che vogliamo è una società che abbracci non solo i veloci e i competenti, ma anche i lenti e gli inesperti”, ha detto la Yong ai suoi colleghi legislatori. “Per superare uno dei tassi di fecondità più bassi al mondo, dobbiamo rivedere la società che rifiuta i bambini e gli anziani”.
No-kids zone: chi è d’accordo e chi no
Ma nel Paese non tutti sono d’accordo. In primis alcuni genitori. Secondo un sondaggio del 2021, il 71% degli intervistati riteneva che fosse diritto degli imprenditori trasformare le proprie sedi in “zone vietate ai bambini”. Solo il 17% ha dichiarato una tale politica “inaccettabile”. Sono soprattutto i giovani tra i 20 ei 30 anni a concordare con il divieto ai bambini, mentre i sudcoreani più anziani ritengono che sia normale che i bambini possano accedere normalmente ai luoghi pubblici.
L’isola che “non vuole” i bambini
Lo scorso febbraio, nell’isola turistica di Jeju si è acceso un dibattito pubblico sulla questione. La località, frequentata da 10 milioni di visitatori all’anno, presenta attualmente la più alta concentrazione di bar e ristoranti che vietano l’accesso ai minori di 13 anni.
Diritti umani in gioco
Nel 2017, la Commissione nazionale per i diritti umani della Corea (del Sud) ha raccomandato di vietare le zone off limits bambini, che costituirebbero una violazione dei loro diritti. Nonostante questo, le zone “no-kids” rimangono diffusissime nel Paese. Chi vorrebbe abbattere queste barriere “anti-bambino”, ha risposto con i fatti: in molte parti della Corea del Sud sono comparsi cartelli che vietano l’accesso ai bar ad altri gruppi, come gli uomini sopra i 40 o i 50 anni.