Patrick Zaki è tornato in libertà. L’attivista, laureato in studi di genere all’Università di Bologna, è uscito dall’edificio della Direzione di polizia di Nuova Mansura. Mercoledì aveva ricevuto la grazia dal presidente egiziano al-Sisi. Zaki era stato condannato a tre anni di carcere, quindi a stretto giro era arrivata la grazia. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sottolineando il “ruolo determinante” della diplomazia italiana nella positiva risoluzione del caso, ha sottolineato come non ci sia stato alcun “baratto” fra Italia ed Egitto sulla vicenda di Patrick Zaki e quella di Giulio Regeni.
“Voglio tornare in Italia prima possibile”
Appena uscito dal carcere, l’attivista ha abbracciato la madre e gli altri famigliari. “Ora sono libero, penso a tornare in Italia il prima possibile, speriamo che avvenga presto”, ha detto Zaki ai giornalisti subito dopo essere stato rilasciato.
La condanna di Zaki e la notizia della grazia
Patrick Zaki era stato condannato a tre anni di carcere dal tribunale d’emergenza di Mansoura per la sicurezza dello Stato. Patrick avrebbe dovuto scontare 14 mesi visto che ne aveva trascorsi già altri 22 in custodia. Poco dopo l’arresto, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha emesso un decreto concedendo la grazia a diversi condannati, fra cui anche lo studente di Bologna e l’attivista per i diritti umani Mohammd el-Baqer.
Zaki condannato per reati di opinione
L’accusa per lui era di “diffusione di notizie false sulle condizioni interne del Paese”, per un articolo sui diritti dei cristiani copti pubblicato nel 2019. Ma l’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), organizzazione egiziana per i diritti umani con cui Zaki ha collaborato e che lo ha rappresentato al processo, aveva subito sottolineato che, essendo stata emessa da un tribunale d’emergenza, la sentenza non era appellabile ma per diventare definitiva aveva bisogno della ratifica del presidente, “che ha il potere di approvarla, annullarla o modificarla, oltre a quello di emettere la grazia”.
Il messaggio di Giorgia Meloni
“Voglio ringraziare il presidente Al Sisi per questo gesto molto importante“, ha detto la premier Meloni nel videomessaggio, sottolineando di non avere “mai smesso di porre la questione” fin dal primo incontro con al-Sisi a novembre e di avere “sempre riscontrato attenzione e disponibilità”.
Il primo arresto di Zaki nel febbraio 2020
Zaki, cristiano, dopo quasi due anni dall’arresto di febbraio 2020 a dicembre del 2021 era stato scarcerato, pur continuando a restare sotto processo. Ragion per cui la sua laurea al master di Bologna lo scorso 5 luglio, con 110 e lode, è avvenuta a distanza, in videocollegamento.
Tajani: “Nessun baratto con il caso Regeni”
Il ruolo decisivo del governo è stato rivendicato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Grazie alla politica estera del Governo abbiamo dato un contributo decisivo per liberare questo giovane studente”, ha affermato il titolare della Farnesina, sottolineando come non ci sia stato alcun “baratto” fra la liberazione di Zaki e le indagini sulla morte di Giulio Regeni, che rimangono in stallo. “Siamo riusciti a far tornare questo ricercatore in Italia, – ha detto Tajani – ma siamo seri e non c’è stato alcun baratto. Su Regeni chiederemo che si continui a cercare di far luce sulla vicenda, ma sono due questioni differenti”.