Quando sei anni fa i dirigenti del Calvijn College, nei Paesi Bassi, iniziarono a valutare se vietare gli smartphone a scuola, l’idea lasciò alcuni studenti letteralmente interdetti. «Ci è stato chiesto se pensavamo di vivere nel 1800», afferma Jan Bakker, il presidente del college, i cui allievi hanno un’età compresa tra i 12 e i 18 anni.
Mentre la maggioranza di genitori e insegnanti si è mostrato favorevole all’idea, il 20% circa di loro si è opposto fermamente. Alcune mamme e papà erano preoccupati di non riuscire a contattare i propri figli durante il giorno, mentre una manciata di educatori sosteneva che sarebbe stato meglio abbracciare le nuove tecnologie piuttosto che evitarle.
Nonostante qualche ritrosia, i dirigenti scolastici hanno continuato a spingere nella direzione dei divieti. «Camminando per i corridoi e il cortile della scuola, vedevi tantissimi ragazzi sugli smartphone, i tavoli da ping-pong erano vuoti. Mancava il dialogo», continua Bakker.
L’esempio dei Paesi Bassi
Quattro anni fa il Calvijn College è diventata una delle prime scuole nei Paesi Bassi a vietare gli smartphone e i risultati si sono fatti sentire. Dal momento in cui gli studenti sono stati costretti a lasciare i loro telefoni a casa «abbiamo recuperato ciò che avevamo perso», commenta Bakker. «I ragazzi giocano tra loro e parlano. E sono molte meno le interruzioni durante le lezioni». Altre scuole in tutto il Paese hanno iniziato a mettersi in contatto con il college, curiose di conoscere l’impatto del divieto e nel gennaio 2024 il governo dei Paesi Bassi ha esortato a vietare telefoni cellulari, tablet e smartwatch dalle aule delle scuole secondarie. La raccomandazione è stata recentemente estesa anche alle scuole primarie.
I risultati del divieto
Verso la fine dell’anno scorso, mentre le scuole secondarie di tutti i Paesi Bassi si preparavano a seguire le raccomandazioni, i ricercatori della Radboud University hanno colto l’occasione per scattare una fotografia del prima e del dopo il cambiamento.
Hanno intervistato centinaia di studenti, genitori e insegnanti in due scuole che avevano in programma di eliminare i telefoni cellulari nei locali scolastici, visitandole nuovamente tre mesi dopo l’entrata in vigore del divieto. «Il 20% circa degli studenti ha riferito di essere stato meno distratto una volta che gli smartphone sono stati messi off limits», afferma Loes Pouwels, uno dei ricercatori, mentre i professori hanno descritto gli allievi come più attenti e concentrati. Molti ragazzi hanno anche segnalato l’aumento delle interazioni sociali nella vita reale e che la qualità di queste interazioni era migliorata.
Al Calvijn College, i funzionari hanno pochi dubbi sul fatto che il divieto abbia dato buoni frutti. Quando è stato introdotto per la prima volta, si era pensato di consentire agli studenti più grandi di reintrodurre i telefoni nella loro giornata scolastica, ma l’idea è stata abbandonata dopo i cambiamenti osservati.
Smartphone a scuola, cosa succede in Europa
Oggi l’esempio del Calvijn College non rappresenta più un’eccezione. Mentre gli studenti tornano in classe in tutta l’Europa continentale, un numero sempre più crescente di loro sarà infatti costretto a lasciare a casa i propri telefoni cellulari; in Francia, 200 scuole secondarie stanno testando un divieto, mentre le scuole primarie francofone in Vallonia e Bruxelles, in Belgio, stanno portando avanti i propri divieti. In Ungheria, un nuovo decreto richiede alle scuole di ritirare i telefoni e qualsiasi dispositivo elettronico degli studenti a inizio giornata. L’Italia e la Grecia hanno invece adottato misure più blande, consentendo agli studenti di portare con sé i propri cellulari durante il giorno, ma vietandone l’uso in classe.