Sono passati cinque anni dal crollo del Ponte Morandi a Genova. I morti furono 43, 566 gli sfollati. Il 7 luglio 2020 è iniziato il processo con 59 imputati, ma la sentenza di primo grado non arriverà prima del 2024. “La rabbia, il dolore, la sete di giustizia dei familiari delle vittime sono sentimenti sacrosanti”, ha detto la premier Giorgia Meloni rinnovando le scuse dello Stato alle famiglie delle vittime. Mattarella: “Catastrofe grave e inaccettabile”.
La tragedia del 14 agosto 2018
Il 14 agosto 2018, alle ore 11.36, crollò parte del viadotto sul torrente Polcevera, comunemente denominato ponte Morandi dal nome del suo progettista. La sezione del ponte che sovrastava la zona fluviale e industriale di Sampierdarena, lunga 250 metri, collassò all’improvviso insieme al pilone di sostegno numero 9. Le vittime furono 43: soprattutto persone che stavano attraversando il ponte a bordo delle proprie automobili, oltre ad alcuni operai che stavano lavorando nella sottostante isola ecologica dell’AMIU, l’azienda municipalizzata per la raccolta dei rifiuti.
Il nuovo ponte di Renzo Piano
Solo nel 2019 è stata avviata la demolizione delle sezioni residue del viadotto. Il 3 agosto 2020 è stato inaugurato, in sostituzione del ponte Morandi, il nuovo viadotto Genova San Giorgio, costruito su disegno dell’architetto Renzo Piano e aperto al traffico il giorno dopo verso le 22 circa.
Ponte Morandi, sentenza attesa nel 2024
Il 7 luglio 2020 è iniziato il processo che dovrebbe far luce sulle responsabilità del crollo, sul perché non sia stata fatta per decenni un’adeguata manutenzione ad un’infrastruttura costruita negli anni ’60, vitale per Genova e attraversata ogni giorno da migliaia di mezzi. La Procura di Genova ha messo sotto indagine 59 persone tra manager e alti dirigenti delle società che gestivano il ponte, Autostrade per l’Italia e Spea (l’ex controllata che si occupava di manutenzioni), del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato alle opere pubbliche. Le accuse sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Le due società sono uscite patteggiando un risarcimento di quasi 30 milioni. Secondo l’accusa il ponte è crollato perché per decenni si è risparmiato sulle manutenzioni in modo tale da poter distribuire maggiori dividendi ai soci. Le famiglie delle vittime, tramite un Comitato, chiedono giustizia. Centinaia di persone hanno chiesto risarcimenti. La sentenza di primo grado è attesa per il 2024, ma considerata la mole degli atti e delle testimonianze da considerare la data potrebbe slittare.
Mattarella: “Catastrofe grave e inaccettabile”
“Nel quinto anniversario del crollo, con il suo tragico bilancio di vite umane annientate, con la profonda ferita inferta alla Città di Genova e alle coscienze di tutti gli italiani, la Repubblica rinnova e rafforza i sentimenti di vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime e a quanti hanno visto sconvolgere la propria esistenza da una catastrofe tanto grave quanto inaccettabile”, ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una dichiarazione nell’anniversario del crollo del ponte di Genova.
Ponte Morandi, Meloni: “Doverose scuse dello Stato”
“Sono tante le domande poste da quella tragedia che sono ancora rimaste senza risposta. – ha sottolinea la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel quinto anniversario del crollo -. La rabbia, il dolore, la sete di giustizia dei familiari delle vittime sono sentimenti sacrosanti e che meritano tutto il nostro rispetto”. “A chi il 14 agosto 2018 ha perso un figlio, un genitore, un caro, rinnoviamo oggi le doverose scuse dello Stato per ciò che è successo, pur consapevoli che nessuna parola sarà mai sufficiente a lenire la sofferenza e placare il desiderio di giustizia”.
I familiari delle vittime: “Processo vada a fine naturale”
“Fino all’ultimo giorno noi non saremo tranquilli. Il lavoro si sta portando avanti bene con intensità. Noi speriamo che si arrivi alla fine naturale del processo senza intoppi e in tutti i gradi di giudizio dovremo
essere vigili. Speriamo che alla fine del prossimo anno ci sia il primo grado di giudizio”. Lo ha detto Egle Possetti, la presidente del comitato dei parenti delle vittime del Ponte Morandi, a margine delle commemorazioni per il quinto anniversario del crollo. “Stanno cercando di fare al meglio – ha aggiunto Egle Possetti – con tre udienze a settima, sono dei tempi molto veloci per portare avanti un processo. È chiaro che noi vorremmo già che fosse finito. Venire in aula ogni volta è sempre più difficile, per noi
è veramente complicato stare lì ed è sempre più pesante. Andando avanti il dolore si trasforma ma è sempre fortissimo”.