Il caro vita si fa sentire forte in Svezia dove i supermercati hanno registrato un aumento dei prezzi di quasi 4% nel solo mese di febbraio. Ne sanno qualcosa i consumatori che in segno di protesta non andranno a fare la spesa per tutta la settimana.
La protesta contro la corsa dei prezzi
L’iniziativa «Bojkotta vecka 12» (Boicottaggio della settimana 12, così chiamata perché si tiene nella dodicesima settimana dell’anno) nasce sui social e invita gli svedesi a evitare la spesa nelle grandi catene di supermercati, tra cui Lidl, Hemköp, Ica, Coop e Willys. «Non possiamo semplicemente stare zitti e accettare» ha dichiarato Annika Morina, una delle organizzatrici della protesta. E nei post sui social si legge: «Non abbiamo nulla da perdere, ma tutto da guadagnare. I prezzi del cibo sono saliti alle stelle mentre i giganti del cibo e i grandi produttori stanno facendo miliardi di profitti a nostre spese».
In Svezia costi record per cioccolato, olio e formaggi
Secondo le stime dell’agenzia governativa Statistics Sweden, riportate dal Guardian, il costo annuale per la spesa di una famiglia svedese è salito in due anni fino a 30 mila corone, pari a circa 2.763 euro. Il prodotto che ha registrato l’incremento maggiore è il cioccolato. Matpriskollen, una piattaforma di confronto dei prezzi, ha mostrato come nell’ultimo mese il suo costo sia cresciuto del 9,2%. Se invece si prende in considerazione l’ultimo anno (marzo 2024 – marzo 2025) la variazione percentuale è stata addirittura del +24,9%. Sempre in un mese, i grassi da cucina (ovvero le diverse tipologie di burro e olio) sono saliti del 7,2%, i formaggi del 6,4%, il latte del 5,4%.
Le giustificazioni della grande distribuzione
«Stiamo lavorando duramente sia per cercare di contrastare gli aumenti di prezzo che possiamo, sia per negoziare con i nostri fornitori, per aiutare i nostri clienti» ha dichiarato Erik Lundberg, amministratore delegato della più grossa catena di supermercati in Svezia, Ica. «Questi cambiamenti sono il risultato della situazione globale in cui ci troviamo e dell’impatto del clima. Molti di questi aumenti sono al di fuori del nostro controllo» ha poi precisato, intervistato dall’agenzia di stampa svedese, TT. E pur non appoggiando l’iniziativa, anche il ministro degli affari rurali, Peter Kullgren, ha riconosciuto il peso della situazione sulle famiglie economicamente più deboli.

Disuguaglianze economiche in Svezia, famiglie in crisi
La Svezia ha visto diversi anni di alta inflazione, in particolare dei prezzi dei prodotti alimentari, con molte famiglie gravate anche da pesanti rate di mutuo con alti tassi di interesse. Secondo un sondaggio condotto da Verian commissionato da Majblomman, associazione benefica, dalla Croce Rossa e da Radda Barnen, la filiale svedese di Save the Children, insieme all’associazione degli inquilini Hyresgastforeningen, un genitore single su tre in Svezia non è più in grado di fornire cibo a sufficienza alla propria famiglia a causa di una crescente disuguaglianza economica che colpisce più duramente i bambini: «I bambini sono i più colpiti dalle disuguaglianze economiche e ne subiscono troppo rapidamente le conseguenze», affermano le organizzazioni.
«Vediamo che le mamme e i papà single con figli che non hanno redditi importanti vivono una situazione davvero difficile in Svezia in questo momento», racconta all’Afp Ase Henell, segretaria generale dell’associazione benefica Majblomman, che combatte la povertà infantile. «Devono scegliere tra cibo e vestiti, e i bambini non possono andare agli allenamenti di calcio o alle lezioni di musica, restando isolati dal contesto sociale», continua.
Inoltre, molti adolescenti alle prese con il loro primo impiego stagionale non sono in grado di pagare i trasporti pubblici per raggiungere il posto di lavoro. Per arginare le disuguaglianze, le quattro organizzazioni hanno chiesto al governo svedese di aumentare gli assegni familiari e di indicizzarli all’inflazione, e di introdurre attività ricreative gratuite e trasporti pubblici per tutti i bambini.
Le proteste in Europa
Quella svedese è solo l’ultima protesta contro il caro vita in Europa. A febbraio il boicottaggio contro le grandi catene di vendita al dettaglio e ai supermercati per via dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari ha portato in Bulgaria a un un calo del fatturato del 30%. A inizio anno è stata invece la volta di Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Serbia.