È battaglia tra le parti al processo per violenza sessuale di gruppo in corso di svolgimento a Tempio Pausania dove sono imputati Ciro Grillo, figlio di Beppe, comico genovese e fondatore del M5S, e tre suoi amici: Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria.
Per il secondo giorno consecutivo, la ragazza italo norvegese presunta vittima dello stupro ha risposto in Aula alle domande delle difese sulle sue frequentazioni e soprattutto sul contenuto di alcune chat.
“Domande poste per vittimizzare la denunciante”
“Un’udienza nella quale gli avvocati di controparte stanno facendo le loro domande di caccia all’errore – ha detto il legale di parte civile Giulia Bongiorno -. Come spesso capita in questi processi è come se la persona offesa improvvisamente fosse sul banco degli imputati“.
“Ci sono domande – continua Bongiorno – su come fosse vestita, su precedenti frequentazioni, sulla scuola cattolica, dirette a tratteggiare una personalità che la mia assistita ha sempre respinto”. E ancora: “domande sul tragitto in taxi, su un bacio in discoteca con Ciro e sulla tuta usata quella sera, sullo stato alcolico e su due chat di luglio, successive al presunto stupro. Ma molte domande si sono concentrate sul significato di alcune espressioni usate dalla ragazza per le sue frequentazioni”.
“È una persona che ha avuto dei flirt ma per lei il sesso è un’altra cosa. Anche nelle chat – ha chiarito infine Bongiorno – la mia assistita ha sempre riferito che in realtà per lei il sesso è sacro, che una cosa è scherzare e avere degli atteggiamenti amichevoli, ma che le dava fastidio che essendo norvegese venisse considerata come una persona leggera”.
Processo Grillo jr, la replica della difesa
“Sono domande che servono per ricostruire i fatti – ha replicato all’Ansa Gennaro Velle, legale di Francesco Corsiglia, che insieme ai suoi colleghi della difesa sta procedendo al contro esame della presunta vittima dello stupro di gruppo – quindi anche capire come fosse vestita ha un’importanza“. Stesso criterio per le chat: “perché si valuta l’attendibilità e la credibilità della testimone“. “Il processo si basa proprio sulla credibilità della ragazza – ha chiarito il legale -. Certamente ci sono elementi di contraddizione rispetto alle dichiarazioni rese dall’altra ragazza e rispetto a elementi ulteriori, a cominciare dai contenuti dei telefoni”.
L’avvocata di un imputato: “Versioni contraddittorie”
“E’ lei stessa (la vittima, ndr) – ha sottolineato la seconda avvocata di Corsiglia, Antonella Cuccureddu – che ha detto chiaramente in aula: ‘Voglio rispondere a tutte le domande’. Se si fossero acquisite tutte le trascrizioni e i video, come avevano chiesto, avremmo evitato di essere costretti a rappresentare al tribunale segmento dopo segmento tutto quello che ha detto la ragazza prima”.
Le domande del controesame si sono fermate all’arrivo a fine serata nella villetta di Porto Cervo. “Sono state fatte domande generiche di contorno – ha precisato l’avvocata Currureddu – rispetto al fatto centrale, al quale non siamo arrivati perché il presidente ha ritenuto inopportuno cominciare a parlare dei momenti cruciali al termine dell’udienza e quindi essere poi costretti ad interrompere”.
Le dichiarazioni rese martedì dalla studentessa sono state messe a confronto con quelle che rilasciò ai carabinieri di Milano quando denunciò l’accaduto nel luglio del 2019 e con quanto raccontato dalle persone che erano con lei e che avevano raccolto le sue confidenze. Secondo l’avvocata Cuccureddu, sono “nettamente differenti rispetto a quelle che lei ha raccontato in udienza”. Una lunga serie di contestazioni alle quali la giovane avrebbe risposto in molti casi di non ricordare o di avere “delle sovrapposizioni di ricordi”.
Il dramma nel racconto della vittima
Prima costretta a bere una bottiglia di vodka, poi il black out. “Non avevo la forza di reagire. Ero paralizzata, volevo urlare ma non riuscivo a muovermi”. E dopo quella notte, atti di autolesionismo e tentativi di suicidio. E’ stata una deposizione fiume, drammatica e segnata da crolli emotivi, un racconto durato quasi sei ore con le domande del procuratore Gregorio Capasso e della sua avvocata Giulia Bongiorno, quello della principale accusatrice dei quattro amici genovesi. Nell’udienza a porte chiuse la studentessa italo-norvegese, per la prima volta in aula a dire la sua verità, è apparsa “devastata”, così l’ha descritta la sua legale.
Tanto che quasi subito la sua deposizione è interrotta: lacrime e singhiozzi mentre ricordava quella serata del 16 luglio del 2019 tra i bar e la discoteca Billionaire di Porto Cervo: “Avevo bevuto molto“, racconta. La notte è lunga, e si conclude nella villetta della famiglia Grillo con i quattro amici conosciuti al Billionaire: qui si sarebbe consumata la violenza di gruppo. Prima l’allora 19enne sarebbe stata costretta a bere una bottiglia di vodka che l’avrebbe resa “inanimata, inerte”, con le braccia immobili pur volendo agitarle: un black out che l’avrebbe lasciata in balia degli imputati, che a turno l’avrebbero stuprata. Una notte da incubo che le ha lasciato il segno: “Ho tentato più volte il suicidio – confessa – correvo sui binari, incontro al treno. E poi tanti episodi di autolesionismo”. Ancora oggi fatica a riprendersi: “Soffro di disturbi alimentari”, spiega.
“Una ragazza devastata”
L’avvocata Bongiorno è uscita anche lei provata dall’udienza: “Credo che per un legale queste giornate siano le più difficili, le più complicate e le più dolorose. Perché vedere una persona che ha parlato di suicidio, di atti di autolesionismo, di corse verso i binari per farsi mettere sotto il treno non è facile. A volte queste cose si banalizzano ma invece sono di una gravità inaudita, non è che lasciano il segno ma distruggono, devastano. E infatti stiamo parlando di una ragazza distrutta, devastata che ha fatto una deposizione tra i singhiozzi”.
I prossimi passaggi in Aula
Si torna in aula il 13 e 14 dicembre: altre due udienze chiave, dove è attesa la proiezione del video girato nella casa dagli imputati e che riprenderebbe il presunto stupro di gruppo denunciato dalla giovane, mentre l’amica – anche lei parte lesa e che ha già deposto – dormiva.
Le difese puntano sulle immagini girate quella notte dai quattro imputati. Ciro Grillo e i suoi amici hanno sempre sostenuto che i rapporti con la ragazza siano stati consensuali. Quelle immagini, la studentessa italo-novegese, ha riferito l’avvocata Bongiorno, non le ha mai viste: “Non ne ha mai voluto sapere niente. Un video che, ovviamente, è sconvolgente e non so cosa succederà quando sarà proiettato”.