Divulgare online gli esiti delle prove intermedie o dei dati personali dei non vincitori o non ammessi a un concorso è una violazione della privacy. Lo ha stabilito il Garante per la protezione dei dati personali, che ha inflitto all’Inps una sanzione di 20mila euro.
Privacy, il reclamo di un cittadino
A sollevare il caso è stato un cittadino che aveva partecipato a un concorso pubblico per l’assegnazione di 1.858 posti di consulente protezione sociale presso l’Inps. Il candidato ha poi visto il suo nome tra i non ammessi. Da qui la decisione di presentare un reclamo al Garante della Privacy.
Il cittadino ha lamentato la violazione dei propri dati personali. Ha fatto notare che sul sito internet dell’Inps erano stati pubblicati numerosi atti e documenti riguardanti il concorso. Tra questi: gli elenchi degli ammessi e dei non ammessi alla prova scritta e alla prova orale e l’elenco dei partecipanti alla selezione pubblica, con l’indicazione dei relativi punteggi ottenuti.
A peggiorare le cose, il fatto che diversi candidati al concorso avevano poi scaricato i documenti dal sito dell’Inps e li avevano fatti circolare sui social network. In questo modo si è ampliato il bacino di utenti che hanno potuto visualizzare i nomi e cognomi dei bocciati.
La decisione del Garante per la privacy
Il Garante per la privacy, che negli anni ha fatto chiarezza su diverse questioni, ha fatto notare che tutti i soggetti pubblici devono trattare i dati personali dei partecipanti a un concorso nel rispetto delle norme. Non sono consentiti “livelli differenziati di tutela della protezione dei dati personali, né su base territoriale né a livello di singola amministrazione”.
Quindi, possono essere pubblicate su Internet solo le graduatorie definitive dei vincitori o degli ammessi. Il Garante per la privacy ha comminato all’Inps una sanzione di 20mila euro, facendo notare che la pubblicazione di tutti quei documenti ha riguardato un “elevato numero di interessati”. In ogni caso, la multa è stata comminata tenuto conto anche dell’”atteggiamento collaborativo dell’Istituto”. Infatti, appresa la decisione, l’Inps ha subito rimosso gli elenchi dal proprio sito web.