Sono state graziate in Iran le giornaliste Niloofar Hamedi, 31 anni, ed Elaheh Mohammadi, 36 anni. Le due reporter, già uscite dal carcere nel gennaio 2024 su cauzione, erano state arrestate nell’ottobre 2022 per aver raccontato il caso di Mahsa Amini. La giovane, conosciuta anche come Zina o Jîna, fu arrestata nel settembre dello stesso anno dalla polizia morale della feroce teocrazia degli ayatollah. E poi morì in circostanze non chiare in seguito alle percosse ricevute. Soltanto un mese fa la conclusione del caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta per tre settimane nel carcere iraniano di Evin.

La morte di Mahsa Amini e le proteste in Iran

Mahsa Amini, 22 anni, era stata arrestata per un motivo futile. Non avere indossato correttamente il velo islamico, o hijab, come prescritto dalle leggi integraliste della dittatura iraniana. Pochi giorni dopo era deceduta in circostanza sospette. Nonostante il regime avesse attribuito la morte della ragazza a “cause naturali”, testimoni oculari confermarono che la giovane era stata picchiata brutalmente e che aveva battuto la testa. La morte di Mahsa aveva innescato enormi proteste contro la dittatura degli ayatollah. DIttatura che aveva reagito con centinaia di arresti, persecuzione degli oppositori politici ed esecuzioni in carcere.

L’arresto di Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi

Durante le proteste del 2022, Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi – che lavoravano rispettivamente per i quotidiani riformisti di Shargh e Ham-Mihan – avevano pubblicato rapporti e foto sulla morte di Mahsa: questo era bastato perché venissero arrestate e rinchiuse nel famigerato carcere di Evin, nel nord di Teheran, lo stesso dove era stata tenuta per 21 giorni la giornalista italiana Cecilia Sala. L’accusa per Hamedi ed Mohammadi era stata: collusione contro la sicurezza nazionale.

La grazia concessa da Khamenei alle due giornaliste

La guida suprema iraniana Ali Khamenei – secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa della repubblica islamica IRNA e confermato dagli avvocati delle giornaliste – ha ora concesso la grazia a Niloufar Hamedi e Elaheh Mohammadi. La richiesta del provvedimento è arrivata dal capo della magistratura Gholamhossein Ejei, in occasione dell’anniversario della vittoria della Rivoluzione islamica del 1979 in Iran. La pena detentiva per le due giornaliste era stata ridotta da 13 e 12 anni a cinque anni ciascuna. Nel gennaio 2024 erano state rilasciate su cauzione dopo 17 mesi di prigionia.

Iran, pugno di ferro contro la stampa e pena di morte

La grazia a Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi non cancella gli orrori perpetrati quotidianamente nelle carceri iraniane contro gli oppositori politici e il pugno di ferro usato contro i giornalisti non allineati al regime, che vengono accusati di reati come propaganda contro il regime e diffusione di notizie false. Come ricorda il quotidiano «Avvenire», l’8 gennaio la Corte suprema di Teheran ha confermato la condanna a morte per l’attivista curda per i diritti delle donne Pakhshan Azizi, arrestata nel 2023 con l’accusa di “ribellione armata contro lo Stato”, mentre 68 prigionieri politici hanno lanciato l’allarme sulla pratica della pena di morte in Iran, con mille condanne capitali eseguite nel 2024.