I pescatori di frodo stanno portando all’estinzione i ricci di mare in Sicilia. Ricercatissimi dai ristoratori per la loro prelibatezza, i ricci sono sempre più rari nelle acque dell’isola. È quanto emerge dalla ricerca del “Monitoring Paracentrotus – Mopa, occhio ai ricci”, un progetto finanziato dai fondi europei che mira a “tutelare il riccio di mare nel cuore del Mediterraneo per proteggere l’habitat marino e la biodiversità”.

Monitorate 5 aree protette della Sicilia

Lo studio, coordinato dal dipartimento scienze della terra e del mare dell’università di Palermo, ha analizzato i fondali di cinque aree marine protette: Capo Gallo-Isola delle Femmine (Palermo), Capo Milazzo (Messina), Isola di Ustica (Palermo), Plemmirio (Siracusa) e Isole Ciclopi (Catania). La ricerca ha evidenziato come il “Paracentrotus lividus” sia in via di estinzione.

“In Sicilia serve un fermo di almeno 3 anni”

“Mancano dati sui ricci di mare e con questo studio – ha spiegato Paola Gianguzza, responsabile scientifico – abbiamo cercato di quantificare la risorsa. Purtroppo, le conclusioni sono sconfortanti perché nelle aree marine protette non abbiamo trovato ricci, non abbiamo trovato la struttura di una popolazione sana, quindi serve un fermo biologico di almeno 3 anni, così come si sta facendo in Puglia”.

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Il consumo dei ricci di mare in Sicilia

La ragione della progressiva diminuzione dei ricci di mare in Sicilia è legata al suo utilizzo gastronomico. Fra i piatti più apprezzati in Sicilia ci sono proprio gli spaghetti ai ricci di mare. Preparati con una semplice base di olio e aglio, fanno gola a centinaia di migliaia di turisti che ogni anno trascorrono le loro vacanze sull’isola. Purtroppo lo status dei ricci di mare come prelibatezza culinaria sta portando alla loro graduale scomparsa dalle acque locali.

Ricci, solo 12 pescatori con regolare licenza

Il riccio di mare, che risiede sul fondale marino e si nutre principalmente di alghe, potrebbe presto estinguersi in Sicilia a meno che non vengano attuate urgenti politiche di conservazione. Secondo i ricercatori, una sospensione totale della pesca per almeno tre anni sarebbe l’unico modo per scongiurare l’estinzione. Sull’isola solo 12 pescatori possiedono regolare licenza di pesca dei ricci di mare, mentre centinaia continuano a pescarli illegalmente. Il metodo di pesca è relativamente semplice, poiché i ricci possono essere trovati a profondità anche molto basse.

L’iniziatisa legislativa per fermare la pesca

Il deputato del Pd Nello Dipasquale ha pronto un disegno di legge per bloccare la pesca dei ricci. Ma le resistenze sono tante, a partire dai pescatori e dal settore della ristorazione. Infatti, il “Paracentrotus lividus” è considerato, sin dall’antichità, uno dei frutti di mare più ricercati per la delicatezza delle sue gonadi e da sempre ha un importante ruolo commerciale.

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“In Sicilia il riccio di mare è sottoposto a una forte pressione di pesca abusiva, anche per il suo valore alimentare ed economico – sottolinea Marco Toccaceli responsabile di ‘Crea – Cooperativa ricerche ecologiche ed ambientali, che ha svolto il monitoraggio visivo dei fondali -. Nella nostra regione solo in 12 hanno licenza di pesca dei ricci, tutti gli altri sono abusivi, ad eccezione dei pescatori subacquei dilettanti che sono autorizzati a pescarne massimo 50. Per questa ragione, bisogna intensificare i controlli”.

Una specie colpita dalla crisi climatica

Secondo l’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, i “Paracentrotus lividus” sono sensibili alle condizioni ambientali e sono stati anche colpiti dalla crisi climatica e dall’inquinamento..

Lo strano caso della California

In California, nel frattempo, gli scienziati sono alle prese con il problema opposto: lì, la popolazione di ricci di mare è esplosa del 10.000% dal 2014 a causa del declino delle popolazioni di lontre marine e stelle marine – due predatori naturali dei ricci di mare. Centinaia di milioni di ricci di mare viola hanno ricoperto la costa dalla Baja all’Alaska, dove hanno divorato le vitali foreste di alghe della regione, causando danni indicibili all’ecosistema marino. Si stima che in California, il 95% delle foreste di alghe, che forniscono rifugio e cibo a una vasta gamma di vita marina, siano state distrutte e sostituite da “ricci barrens” – vasti tappeti di spinose sfere viola lungo il fondo dell’oceano.