La parola “anglosassone”? È razzista. Meglio sostituirla con l’espressione “inglese medievale”. Parola dell’università di Nottingham, che ha deciso di “decolonizzare” il proprio curriculum abolendo alcuni termini dal proprio vocabolario.

Anglosassone uguale razzismo?

D’ora in poi, dunque, in corsi come quelli di storia e letteratura inglese, docenti e studenti non potranno più utilizzare il termine “anglosassone”, che negli ultimi anni è stato spesso associato ai razzisti, in particolare quelli degli Stati Uniti, che lo usano per descrivere i bianchi.

Via anche la parola vichingo

Ma non finisce qui: secondo il Daily Telegraph, la Russell Group University sta anche cercando di far fuori il termine “vichingo”, anche questo passibile di accuse di razzismo. L’università di Nottingham è uno dei pochi istituti di istruzione superiore nel Regno Unito a offrire un corso di studi vichinghi, ma ora vuole rinominare i propri corsi eliminando anche questa parola.

I motivi

Gli accademici hanno spiegato di essere preoccupati a causa della connessione dei termini “anglosassone” e “vichingo” con la mitologia norrena, cioè l’insieme dei miti appartenenti alla religione tradizionale pre-cristiana dei popoli germanici, e con le parole “razza, impero e nazismo”. I nazisti, infatti, usavano l’iconografia norrena per organizzazioni come le SS.

Anglosassone e razzismo: la connessione

Il termine anglosassone è usato per descrivere il gruppo culturale di persone emerse all’indomani della caduta della Britannia romana e della prima conquista normanna nel 1066. Si riferisce a tre popoli germanici, gli angli, i sassoni e i juti, che governarono quella che poi sarebbe divenuta l’Inghilterra unita. Negli ultimi anni il termine è diventato sempre più controverso.

Già nel 2023, l’università di Cambridge aveva iniziato a insegnare agli studenti che gli anglosassoni non esistono come gruppo etnico distinto e a spiegare che le identità anglosassone, scozzese, gallese e irlandese non sono “coerenti”.

Razzismo, anche Platone a rischio

Sulla scia del Black Lives Matter del 2020, le università di tutto il Regno Unito hanno iniziato un processo di “decolonizzazione del curriculum”, che comporta un esame completo dell’imperialismo e del razzismo britannici. Oltre a comprendere la storia delle disuguaglianze e sfidare il razzismo storico.

Questi sforzi per decolonizzare l’istruzione hanno avuto un impatto su più materie. Tra queste anche la filosofia: la SOAS University di Londra, cioè la ex School of Oriental and African Studies, ha messo da parte i filosofi greci classici come Platone e Aristotele a favore di pensatori new-age come una femminista indiano-americana, un “teorista di genere” nigeriano e un esperto di zen giapponese. Gli studenti sono poi stati spronati a seguire corsi sul colonialismo.