La sanità pubblica italiana è in profonda crisi e ha bisogno di finanziamenti. L’allarme è lanciato da 14 fra scienziati e ricercatori che hanno firmato congiuntamente un documento che sottolinea l’importanza di salvare il Servizio sanitario nazionale e di valorizzare il personale che lavora in questo settore fondamentale per il nostro Paese: “Non possiamo farne a meno”, scrivono gli studiosi, fra cui il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, il farmacologo Silvio Garattini, il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli e l’immunologo Alberto Mantovani.
Servizio sanitario pubblico in forte sofferenza
Mancanza di fondi, liste d’attesa infinite, personale sanitario in fuga: il servizio sanitario pubblico è in forte sofferenza e i cittadini sono costretti – quando possono permetterselo – a ricorrere ai medici privati, una situazione che sta avvicinando il nostro Paese a situazioni come quella degli Stati Uniti dove riesce a curarsi soltanto chi ha la disponibilità economica per farlo. “Il pubblico – scrivono gli scienziati – garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato“.
I 14 firmatari del documento sulla sanità
L’allarme sul codice rosso che affligge la nostra sanità pubblica è lanciato da 14 personalità di spicco della comunità scientifica italiana: Ottavio Davini, Enrico Alleva, Luca De Fiore, Paola Di Giulio, Nerina Dirindin, Silvio Garattini, Franco Locatelli, Francesco Longo, Lucio Luzzatto, Alberto Mantovani, Giorgio Parisi, Carlo Patrono, Francesco Perrone e Paolo Vineis.
La richiesta al governo: “Serve un piano straordinario di finanziamento”
Nella lettera firmata congiuntamente, i 14 luminari chiedono al governo Meloni di intervenire con un piano straordinario di finanziamento, considerato che i fondi previsti per il 2025 in proporzione al Pil nazionale sono inferiori a quelli di vent’anni fa. “Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 il SSN in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito. Ma oggi – si legge nell’appello – i dati dimostrano che il sistema è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali. Questo accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica, hanno reso fortemente sottofinanziato il SSN, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del PIL (meno di vent’anni fa)”.
Sanità, enorme divario fra Nord e Sud
Il documento sottolinea come “la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute“. Quello che chiedono è “un piano straordinario di finanziamento del SSN e specifiche risorse devono essere destinate a rimuovere gli squilibri territoriali”.
“Due ospedali su tre hanno più di 50 anni”
“La allocazione di risorse deve essere accompagnata da efficienza nel loro utilizzo e appropriatezza nell’uso a livello diagnostico e terapeutico, in quanto fondamentali per la sostenibilità del sistema”, prosegue l’appello che spiega come sia necessario impiegare risorse “per intervenire in profondità sull’edilizia sanitaria, in un Paese dove due ospedali su tre hanno più di 50 anni, e uno su tre è stato costruito prima del 1940″.
Troppa pressione, personale sanitario in fuga
Gli scienziati sottolineano poi come “il grande patrimonio del SSN è il suo personale” sottoposto oggi “a una pressione insostenibile che si traduce in una fuga dal pubblico, soprattutto dai luoghi di maggior tensione, come l’area dell’urgenza” e chiedono retribuzioni adeguate e di “affrontare temi come la valorizzazione degli operatori, la loro tutela e la garanzia di condizioni di lavoro sostenibili”. “Tra 25 anni – avvertono i firmatari- quasi due italiani su cinque avranno più di 65 anni (molti di loro affetti da almeno una patologia cronica) e il sistema, già oggi in grave difficoltà, non sarà in grado di assisterli”.
Troppi bambini sovrappeso, manca la cultura della prevenzione
“La spesa per la prevenzione in Italia è da sempre al di sotto di quanto programmato, il che spiega in parte gli insufficienti tassi di adesione ai programmi di screening oncologico che si registrano in quasi tutta Italia. Ma ancora più evidente è il divario riguardante la prevenzione primaria; basta un dato: abbiamo una delle percentuali più alte in Europa di bambini sovrappeso o addirittura obesi, e questo è legato sia a un cambiamento – preoccupante – delle abitudini alimentari sia alla scarsa propensione degli italiani all’attività fisica. Molto va investito, in modo strategico, nella cultura della prevenzione (individuale e collettiva) e nella consapevolezza delle opportunità ma anche dei limiti della medicina moderna”.
Tutela della salute alla base della coesione sociale
Molto, quindi, si può e si deve fare sul piano organizzativo, ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del SSN agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del PIL), ed è urgente e indispensabile, perchè “un SSN che funziona non solo tutela la salute ma contribuisce anche alla coesione sociale“, conclude l’appello.