Tra il 2015 e il 2022 gli stipendi degli insegnanti della scuola secondaria superiore a indirizzo liceale (in possesso della qualifica più diffusa e con 15 anni di esperienza) sono diminuiti in termini reali in circa la metà di tutti i Paesi dell’Ocse. Nel caso specifico dell’Italia la riduzione delle retribuzioni è stata del 4%. È quanto emerge dal rapporto Education at a Glance 2023” dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) presentato al Ministero dell’Istruzione.

Insegnanti? “Professione poco attrattiva”

In generale, scrive in una nota l’organizzazione, “gli stipendi medi effettivi degli insegnanti corrispondono a solo il 69% degli stipendi di altri lavoratori con un livello di istruzione terziaria, il che potenzialmente riduce l’attrattività della professione per i nuovi candidati“.

Pil e istruzione: i numeri in Italia

Tutti i Paesi dell’Ocse e i Paesi partner destinano una quota consistente del loro prodotto interno lordo all’istruzione. “Nel 2020 – si legge nel rapporto – hanno speso in media il 5,1% del loro PIL per gli istituti di istruzione dal livello primario a quello terziario. In Italia la quota corrispondente era pari al 4,2% del PIL, di cui il 30% era destinato all’istruzione primaria, il 16% all’istruzione secondaria inferiore, il 30% all’istruzione secondaria superiore e post-secondaria combinati e il 24% ai percorsi di laurea triennale, laurea specialistica e dottorato o equivalenti”.

La spesa per studente

“Il finanziamento a favore dell’istruzione in termini assoluti – ricorda l’organizzazione – è fortemente influenzato dai livelli di reddito dei Paesi. I Paesi con un PIL pro capite più elevato tendono a registrare una spesa per studente più elevata rispetto a quelli con un PIL pro capite inferiore. Per tutti i livelli di istruzione, da quella primaria a quella terziaria, l’Italia spende 10.650 euro all’anno per studente equivalente a tempo pieno (adeguato in funzione del potere d’acquisto), rispetto alla media dell’Ocse pari a 11.780 euro. La spesa per studente equivale al 27% del PIL pro capite ed è in linea con il valore medio dell’area dell’Ocse, pari al 27%”.

Gruppo di studenti davanti a scuola

Niente classi pollaio secondo l’Ocse

Il rapporto smentisce la presenza di “classi pollaio”: in media nei Paesi dell’Ocse, in termini equivalenti a tempo pieno, si contano 14 studenti per ogni membro del personale docente dei percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale e 15 studenti per membro del personale docente dei percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale.

In Italia sono 11 gli studenti per docente nei percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale, vale a dire un livello inferiore alla media dell’Ocse. Discorso analogo per i programmi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale, in termini equivalenti a tempo pieno, con 9 studenti per ciascun membro del personale docente.

L’età degli insegnanti italiani più alta della media

Quanto agli insegnanti, in Italia “tendono ad avere un’età avanzata“. Il 61% dei prof dei percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale ha un’età pari o superiore a 50 anni, rispetto alla media dell’Ocse del 39%. I docenti dei percorsi a indirizzo professionale sono più giovani rispetto ai loro colleghi dei percorsi a indirizzo liceale, di cui il 59% ha un’età pari o superiore a 50 anni (43% in media in tutta l’area dell’Ocse). Nel Bel Paese il personale docente è prevalentemente di sesso femminile nell’istruzione pre-primaria (solo l’1% del personale docente dell’istruzione pre-primaria è di sesso maschile). Nell’istruzione terziaria oltre il 60 % del personale è costituito da uomini.