Esaurite le graduatorie, quelle di istituto comprese, in molte scuole italiane si è aperta la caccia ai supplenti con il sistema degli interpelli.
Il sistema dell’interpello
Con Il nuovo sistema degli interpelli, introdotto dall’ordinanza 88 dello scorso maggio che sostituisce le MAD (messa a disposizione), non è più il docente che si propone alla scuola, ma sono gli istituti stessi che, in caso di necessità, pubblicano un avviso per cercare i docenti. Si tratta quindi di una sorta di SOS da parte delle scuole per coprire rapidamente posti vacanti quando le graduatorie non sono sufficienti.
Agli interpelli possono rispondere non solo insegnanti abilitati, ma anche neo-laureati o addirittura studenti. Sarà poi compito delle scuole individuare i profili adatti tra le candidature per colmare i “buchi” che le graduatorie non sono riuscite a riempire.
Ritardi nei concorsi
Un’ulteriore complicazione, fa notare il Corriere della Sera, è data dai ritardi della macchina amministrativa rispetto agli accordi assunti con l’Europa nell’ambito del Pnrr. Ai tempi del governo Draghi, l’Italia si era impegnata a reclutare circa 70 mila nuovi maestri e professori di ruolo con il vincolo dell’assunzione tramite concorso entro la fine del 2024. Scadenza che il governo Meloni è riuscito a posticipare di due anni.
Nel frattempo però di concorso se ne è svolto solo uno e la quasi totalità dei promossi alla prova scritta ha ingolfato le commissioni d’esame agli orali. Risultato? Con le graduatorie non ancora pronte all’inizio dell’anno scolastico e in attesa di conoscere i nomi dei vincitori, molte scuole sono state costrette a tagliare l’orario con comprensibili disagi per le famiglie, soprattutto alle elementari.
La protesta degli idonei al concorso 2020
Altra beffa, continua nella sua analisi il Corriere, è quella delle 45mila assunzioni autorizzate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per quest’anno e accantonate per quasi la metà (poco meno di 20 mila) in attesa dei nuovi concorsi previsti da Pnrr che dovrebbero svolgersi nel 2025. Una decisione che ha scatenato la rabbia degli “idonei” del concorso del 2020 che, pur avendo superato tutte le prove e dimostrato la loro competenza per salire in cattedra, si vedono ora negare l’accesso al ruolo a tempo indeterminato. Il motivo? La priorità assegnata in graduatoria ai vincitori del concorso Pnrr, che ha di fatto congelato le loro possibilità di assunzione.