Una recente ricerca ha rivelato che la persona intelligente ha una particolarità che la distingue dagli altri. Ed è praticamente il contrario di ciò che si è sempre pensato.
La particolarità della persona intelligente
Tendiamo ad associare l’idea di intelligenza alla velocità di elaborazione e fino a un determinato punto di difficoltà è così. Diversi studi dimostrano come coloro che ottengono un punteggio elevato nei test di intelligenza rispondono più rapidamente degli altri a domande semplici. La situazione tuttavia si ribalta quando i quesiti si fanno più impegnativi. Di fronte a problemi complicati, le persone intelligenti si prendono il loro tempo per riuscire a dare la risposta giusta.
Lo studio del Berlin Institute of Health in der Charité
Lo studio è del Berlin Institute of Health in der Charité. Si basa sui dati di 1.176 partecipanti allo Human Connectome Project, che utilizza la Risonanza Magnetica Funzionale per osservare il modo in cui le connessioni cerebrali si attivano quando vengono sfidate e quando invece sono a riposo. I test prevedevano di mostrare al campione una serie di schemi e chiedere di identificare le regole su cui erano basati, iniziando con compiti facili resi progressivamente sempre più difficili.
Gli esiti dello studio
Le persone più intelligenti, che generalmente erano anche quelle con una maggiore sincronizzazione cerebrale, sono state in grado di vedere rapidamente la soluzione ai problemi facili. Con l’aumentare della complessità invece, i cervelli meno sincronizzati saltavano subito alle conclusioni. Quelli con maggiore QI avevano la pazienza di aspettare che tutte le aree del cervello avessero eseguito l’elaborazione richiesta.
Il commento dell’esperto sull’intelligenza
“Nei compiti più impegnativi, devi archiviare i progressi precedenti nella memoria di lavoro mentre esplori altri percorsi di soluzione e poi li integri l’uno nell’altro”, ha spiegato l’autore principale della ricerca, il professor Michael Schirner. “Questa raccolta di prove per una particolare soluzione a volte può richiedere più tempo, ma porta anche a risultati migliori”.
L’obiettivo della ricerca
Questi risultati potrebbero giustificare cambiamenti nelle procedure dei test di selezione visto che il fattore tempo se limitato potrebbe addirittura escludere le persone più intelligenti. L’obiettivo è poi quello di creare modelli di rete cerebrale personalizzati che replicano la connettività dei cervelli degli individui. Così da poter intervenire caso per caso per chi è colpito da malattie neurodegenerative.