Paura, silenzio e omertà hanno la meglio a Seminara, il Paese in provincia di Reggio Calabria dove due minori sono state violentate per anni da un gruppo di rampolli di famiglie legate alla ‘ndrangheta. Pochi infatti i presenti alla manifestazione organizzata in loro solidarietà dal comitato civico «E tu splendi».

Stupri di gruppo: manifestazione a Seminara

L’evento era stato pianificato per domenica 13 aprile davanti alla basilica della Madonna dei Poveri di Seminara, con l’invito ai cittadini di partecipare numerosi. «La violenza – scrivevano gli organizzatori – va condannata senza se e senza ma, e perché le ragazze che hanno subito le violenze e le loro famiglie sentano forte la vicinanza solidale di tutti coloro che si riconoscono nei valori della giustizia e della fratellanza». Il coordinamento promotore della giornata, «chiede dunque la presenza convinta, autentica dei cittadini, perché ci sia da parte di tutti una piena condivisione dei principi che hanno ispirato questa iniziativa».

Le giovani «abbandonate» dal Paese

Un appello andato praticamente a vuoto, racconta il Corriere della Sera, con poche decine di persone presentatesi per dire «no» alla violenza. Si pensava che riunirsi davanti la chiesa il giorno delle Palme avrebbe attirato tanti più fedeli possibile dopo la funzione religiosa, pronti a testimoniare la loro solidarietà alle giovani vittime e ai loro familiari. Invece, al termine della messa la maggior parte ha preferito uscire da una porta secondaria della basilica per non essere coinvolta. Sul sagrato si sono viste soprattutto persone provenienti da fuori, dalla Piana di Gioia Tauro e da comuni vicini, ma pochi abitanti di Seminara. «È un fatto di cultura che lambisce l’omertà» ha detto al Corriere una signora di mezza età rimasta anonima.

Seminara

L’intervento del sindaco

Intervenuto in veste ufficiale, il sindaco di Seminara Giovanni Piccolo ha ricordato come l’Amministrazione comunale si sia costituita parte civile nel processo che, in primo grado, ha inflitto pene dai 13 anni a 5 anni e 4 mesi di reclusione a sei dei ragazzi coinvolti nello stupro di massa. Piccolo ha inoltre affermato di essere stato «vicino» alla famiglia di una delle due giovani abusate, costretta a lasciare Seminara. Il parroco, don Domenico Caruso, ha condannato nel suo breve intervento gli atti di violenza: «Spero che vengano puniti con severità. Sono qui a Seminara da sette anni e lavoriamo tutti i giorni per la formazione dei giovani».

Una delle vittime costretta a lasciare Seminara

Alla manifestazione non hanno partecipato le famiglie delle due minorenni abusate, una delle quali è stata costretta a lasciare il Paese. Dopo che la vicenda è venuta alla luce, il clima intorno alla ragazzina si è fatto pesante. E così la famiglia ha deciso di spostarsi in un’altra località grazie all’intervento della Regione Calabria che ha assegnato ai genitori una casa dell’Aterp in un Comune del reggino.
«Non ho avuto nessun aiuto dal Comune o dalla parrocchia – racconta la mamma della giovane vittima -. In Paese non mi salutava quasi nessuno, ero completamente isolata. Un chiaro segnale che dovevo andarmene con mio marito ed i miei tre figli».