Depositata alla Camera dei Deputati la proposta di legge per fermare lo “sharenting” (termine composto dalle parole inglesi share/condividere e parenting/genitorialità), cioè la condivisione sui social network di foto, video e storie – con volto scoperto – dei propri figli, bambini o comunque minorenni.
Lo scopo della proposta di legge contro lo sharenting
“Ogni giorno milioni di immagini e filmati riguardano direttamente o indirettamente dei minorenni e questo porta con sé problematiche inerenti allo stesso sfruttamento, anche commerciale, dell’immagine degli stessi soggetti minorenni“, si legge nell’introduzione del testo di legge presentato da Alleanza Verdi e Sinistra a firma degli onorevoli Angelo Bonelli, Luana Zanella, Elisabetta Piccolotti e Nicola Frantoianni.
Inoltre, si legge ancora nel testo, “questo fenomeno in crescita può esporre i bambini a diversi gravi rischi, tra cui la pedopornografia o un futuro disagio emotivo. Condividere immagini, video e qualsiasi tipo di contenuto con protagonisti i bambini significa, infatti, costruire il ‘dossier digitale’ di un minorenne senza il suo consenso ed esporlo a gravi pericoli come il childgrooming, cioè una forma di adescamento che consiste nello stringere un rapporto d’amicizia con il minorenne grazie soprattutto ai dati reperibili in rete, condivisi spesso proprio dagli stessi genitori”.
Tutela dei figli degli influencer
La proposta depositata alla Camera è composta da tre articoli, ciascuno con uno specifico scopo. La prima iniziativa si focalizza sulla tutela dei figli degli influencer. La finalità è quella di modificare la legge del 2004 sul sistema radiotelevisivo, introducendo l’obbligo di una dichiarazione scritta da inviare ad Agcom (Autorità per le Garanze nelle Comunicazioni) che i genitori (o i tutori) devono firmare per poter mostrare il volto dei loro figli minorenni sui social.
Monetizzazione dell’immagine dei minori
Il secondo articolo riguarda l’eventuale monetizzazione dell’immagine dei minori nei casi di influencer marketing. Per lo sfruttamento delle immagini del minorenne si chiede che i conseguenti introiti debbano essere versati da chi esercita la responsabilità genitoriale in un deposito bancario intestato al minorenne, che rimane inutilizzabile fino al compimento dei diciotto anni (o prima, se autorizzato dalle autorità giudiziarie).
Diritto all’oblio digitale
La terza iniziativa punta all’oblio digitale, ovvero alla tutela dell’immagine digitale dei minori. “In molti casi non c’è alcun rispetto del corpo e della volontà del minorenne che, tra l’altro, si ritroverà a doversi confrontare una volta cresciuto con un archivio digitale della propria vita costruito su centinaia di contenuti che non ha scelto di condividere e commenti da parte di sconosciuti che dovrà razionalizzare”, spiegano i firmatari della proposta di legge. A questo scopo il documento prevede che i minorenni, al compimento del 14esimo anno di età, potranno chiedere la rimozione dai motori di ricerca di tutti i contenuti dove appaiono. Si invitano inoltre le piattaforme social a creare delle linee guida per sensibilizzare i genitori sui rischi dello sharenting.
Baby influencer e sharenting, pronta un’altra proposta di legge
Dello stesso tenore la proposta di legge “per intervenire sia sul fenomeno dei ‘baby influencer’ che su quello dello ‘sharenting'” depositata alla Camera dalla deputata del M5S, Gilda Sportiello.
“Alla condivisione online costante da parte di mamme e papà di contenuti come foto, video o storie che riguardano i propri figli, ai bambini che diventano famosi influencer ma con account e profitti gestiti dai genitori – spiega Sportiello – offriamo maggiori tutele ai bambini e agli adolescenti adottando anche misure quali l’accredito di eventuali guadagni su un conto corrente vincolato, oppure la possibilità di richiedere la rimozione delle immagini che riguardano il minore, garantendo il diritto all’oblio”.
“Inoltre – conclude la deputata – proponiamo di estendere anche a questi casi la norma già esistente che vieta il lavoro minorile salvo in casi, previamente autorizzati dalla direzione provinciale del lavoro, di attività di carattere culturale, artistico, sportivo o pubblicitario e nel settore dello spettacolo, purché non ci siano rischi per i minori”