Ilaria Rossiello, 34enne medico di famiglia a Montecosaro, nelle Marche, ha annunciato via Instagram le sue dimissioni. Molto seguita sui social, dove qualche anno fa aveva cominciato a fare attività di divulgazione, la giovane medico ha voluto spiegare le motivazioni che l’hanno portata ad abbandonare la sua professione: «Stavo male e non avevo tutele. Meglio cambiare lavoro».

«Livello di stress insostenibile»

«Sono molto portata per fare il medico di medicina generale. Non sono portata a fare la martire, a sacrificare la mia salute per il lavoro», si sfoga nel video Ilaria Rossiello. E prosegue spiegando come il lavoro l’abbia portata a un livello di stress insostenibile, superiore persino all’angoscia provata durante la sua recente battaglia contro un tumore: «Mi sento libera perché questo lavoro mi faceva stare male, non dormire la notte per l’ansia di andare al lavoro. Stavo psicologicamente più male per quello che per la patologia che ho avuto e che – ormai avete capito – era tumorale. Quindi, se il lavoro ti crea più angoscia di un tumore forse è il caso di cambiare lavoro».

«Aggredita e maltrattata senza riguardo»

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, dice Rossiello all’ANSA, «è stata la mancanza di rispetto per me e la mia malattia. Da anni mi prendo cura della salute di migliaia di persone, ma quando è toccato a me stare male sono stata aggredita, maltrattata, trattata senza nessun riguardo». «Dopo un intervento chirurgico, al settimo giorno ero già in ambulatorio. Ho visitato oltre 100 pazienti, senza poter parlare, comunicando con la mia segretaria e il mio compagno», racconta al Corriere della Sera. «Quando c’è stato un problema con una ricetta, una paziente si è messa a urlare: Se non apri la porta, la sfondo io!».

«Abbandonati a noi stessi»

In realtà, la giovane dottoressa da tempo aveva cominciato a soffrire per la sua professione: «Sono in burnout – ammette -. Decine di pazienti in ambulatorio, visite a domicilio, il telefono che squilla a tutte le ore. Siamo abbandonati dalla politica, dai sindacati, dai cittadini».

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La solidarietà dei colleghi

In queste ore le sono arrivate decine di messaggi di solidarietà da parte dei colleghi. «Molti medici di medicina generale che hanno fatto in passato la mia stessa scelta mi dicono che si sentono rinati», afferma. «Altri, invece, confessano che sono esattamente nelle mie condizioni. Stanno sopportando con tutte le loro forze una professione che non vorrebbero più fare ma che non possono lasciare perché per i medici di famiglia non esiste un piano B: con la nostra specializzazione non puoi fare nessun altro lavoro».