Oggi la cannabis assomiglia sempre più spesso e sempre di più a una spice drug, un prodotto di sintesi realizzato in laboratorio, con potenziali effetti psicotropi pericolosi. L’allarme è stato lanciato da Stefano De Lillo, coordinatore del Gruppo di lavoro sulla cannabis, della sezione di Roma dell’Omceo, l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Capitale. Secondo De Lillo questi cambiamenti possono anche spiegare alcuni degli episodi di cronaca delle ultime settimane, come quello di Primavalle, dove la 17enne Michelle Causo è stata uccisa a coltellate da un coetaneo, che ha dichiarato di aver agito sotto effetto dell’hashish.
Dalla cannabis all’omicidio di Michelle
«I recenti episodi, come il delitto di Primavalle costato la vita alla 17enne Michelle Causo, o quello di Casal Palocco dove uno youtuber alla guida di un Suv ha causato un incidente in cui è morto di bambino di 5 anni, sono avvenimenti di per sé apparentemente inspiegabili, che però possono trovare una maggiore spiegazione nelle dichiarazioni di coloro che li hanno causati. In entrambi i casi è stato dichiarato di aver fatto uso di sostanze cannabinoidi, ma il fatto è che oggi non sono più le ‘semplici canne’ che usavano gli hippies negli Anni ‘60», spiega De Lillo. «Si tratta spesso, invece, di composti dall’effetto psicotropo devastante quando sono edulcorati con prodotti sintetici in laboratorio. Sono le cosiddette spice drugs, usate per “tagliare” l’erba, che fanno anche perdere la percezione della realtà e, quindi, portano a commettere atti di cui si ha meno consapevolezza», aggiunge il cardiologo.
La cannabis è cambiata?
Il problema, dunque, è duplice: «Da un lato la cannabis di oggi è di per sé più forte; dall’altro l’aggiunta di sostanze sintetiche edulcoranti o l’uso di spice drugs contribuisce ad aumentarne gli effetti psicotropi, che già ha. Lo spinello, insomma, diventa ancora più pericoloso» spiega De Lillo. A confermarlo è anche Alessandro Vento, psichiatra e responsabile dell’Osservatorio sulle dipendenze: «Se un ragazzo fuma una canna su cui è stato versato un liquido contenente spice drugs, fuma una cosa che ha una potenza farmacologica che non è più quella del Thc, il tetraidrocannabinolo, principio attivo della cannabis naturale».
Nuova cannabis: consumatori inconsapevoli dei rischi
Ma chi aggiunge queste sostanze? E che consapevolezza ne ha il consumatore? «Assolutamente nessuna, nella maggior parte dei casi. È un po’ quello che accade con altre droghe, come la droga dello stupro, che viene aggiunta ai drink e cocktail all’insaputa di chi beve», dice il vicepresidente dell’Omceo, che sottolinea come le conseguenze possono essere gravi, soprattutto se il consumatore è molto giovane. Ad aggiungere eventuali eccipienti o altre sostanze, secondo gli esperti che studiano il fenomeno, è chi prepara la cannabis da fumare e poi la smercia, mentre i consumatori finali non ne hanno la percezione né possono saperlo, nella maggior parte dei casi.
I pericoli della nuova cannabis
Il rischio più immediato è il mancato controllo degli impulsi, ma ce ne sono anche nel lungo periodo, specie se chi ne fa uso è giovane. «C’è una condizione di cosiddetto “discontrollo degli impulsi”: una persona che ha iniziato a fumare molto precocemente e in modo continuativo, a prendere sostanze, a bere alcol, non ha freni inibitori e arriva a commettere gesti gravissimi, come uccidere una coetanea o provocare un incidente stradale mortale, proprio perché non si rende conto neppure delle conseguenze delle proprie azioni», sottolinea Vento.
«Prima di uccidere la diciassettenne Michelle Causo, il suo giovane coetaneo ha dichiarato di essere stato sotto l’effetto di hashish», ricorda De Lillo, che aggiunge: «L’etimologia della parola ‘hashish’- afferma nuovamente De Lillo- deriva dall’arabo e significa ‘assassino’. I sicari, infatti, fumavano prima di compiere un omicidio per annebbiare la propria capacità di controllo e per eliminare il rimorso di aver compiuto crimini così gravi. Probabilmente il giovane che ha commesso l’omicidio a Roma ha tristemente fatto la stessa cosa. Ovviamente non tutti i consumatori di cannabis commettono omicidi».
Gli effetti sul lungo periodo della cannabis
Ma ci sono anche conseguenze di lungo periodo. Secondo uno studio recente di ESPAD, European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs, “il 25% degli studenti delle superiori ha utilizzato cannabinoidi nell’ultimo anno. Un’altra ricerca mostra come il 4% degli studenti delle scuole medie italiane (circa 66mila giovanissimi), ha già provato sostanze cannabinoidi – sottolinea De Lillo che, insieme al gruppo che coordina, composto anche da farmacologi, psichiatri, psicologi e pediatri, mette in guardia rispetto a conseguenze meno note.
«Gli effetti di queste sostanze su un cervello in crescita sono anche maggiori e comprovate da esami diagnostici come la risonanza magnetica. Oltre ad aumentare il rischio di andare incontro a psicosi, c’è un effetto demolitore sui neuroni. Se ne altera lo sviluppo e i dati mostrano che si registra un ritardo nel quoziente intellettivo di circa il 10% in coloro che utilizzano queste sostanze», spiega il vicepresidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma.
L’appello ai giovani
Da qui un appello chiaro: «Dobbiamo far comprendere all’opinione pubblica il dato scientifico e che non si tratta di droghe ‘leggere’, la cui definizione, ci tengo a ribadirlo, non esiste. Si tratta, invece, di sostanze fortemente psicotrope che, oltre a far perdere la percezione della realtà, possono avere anche risultati devastanti se assunte continuativamente, portando il 15-20% dei casi, secondo la bibliografia scientifica, a schizofrenia e psicosi». Secondo Vento occorre puntare su una strategia di prevenzione da iniziare il prima possibile: «Per i ragazzi- conclude Vento- prima è, meglio è: direi dagli 8-9 anni. Fare campagne di prevenzione con i ragazzi di 15 anni è sicuramente già tardi».