È uno dei misteri più affascinanti del mondo: chi ha costruito il sito di Stonehenge? Come possono gli esseri umani del Neolitico avere trasportato massi enormi e averli sollevati fino a metterli uno sull’altro? Gli archeologi se lo chiedono da sempre, ma adesso queste domande potrebbero avere una risposta.

Finora, gli studiosi erano convinti che i massi di Stonehenge sarebbero arrivati dal Galles. Ma come avrebbero potuto trasportarli gli uomini di un’epoca dove non esistevano camion né attrezzi in grado di permettere di trascinare pietre così pesanti? Ebbene, secondo un docente di geologia in pensione presso l’Università di Durham, il dottor Brian John, non sarebbero stati gli esseri umani a trasportarli, ma sarebbero arrivati lì da soli. Come?

Stonehenge e la “teoria dei ghiacci”

Il dottor John è giunto alla sua conclusione dopo avere studiato un masso “perduto” prelevato dal sito di Stonehenge più di 90 anni fa. Questa enorme pietra blu reca segni che suggeriscono che sia stata trasportata dal ghiaccio.

Oltre alle alte pietre Sarsen che costituiscono l’aspetto distintivo di Stonehenge, il sito ospita anche circa 80 pietre blu più piccole. È generalmente accettato che queste pietre provengano da alcune colline situate nel Galles sud-occidentale. Come siano arrivate a Stonehenge, è un mistero.

La “pietra” blu perduta

Il dottor John ha analizzato un masso di pietra blu delle dimensioni di un cranio umano, noto come masso di Newall. Questa pietra fu trovata a Stonehenge nel 1924 da due geologi, il colonnello Hawley e Robert Newall. Inizialmente Hawley pensava che la roccia fosse solo un pezzo di spazzatura e voleva buttarla via piuttosto che analizzarla. Tuttavia, Newall salvò la pietra dal mucchio dei rifiuti e la mise in una scatola di cartone nella sua soffitta, insieme ad una serie di altri reperti rinvenuti sul sito.

Il masso rimase lì finché Newall non lo donò al Museo di Salisbury poco prima di morire, nel 1976. L’anno successivo ci fu un po’ di interesse per quel masso, ma poi fu portato nel deposito e dimenticato per 46 anni. Fino a quando, nel 2022, il dottor John trovò un riferimento al masso e chiese al direttore del museo se si trovasse ancora nel deposito.

Ottenne, dunque, il permesso di esaminarlo. Attraverso un’analisi dettagliata della superficie del masso, il dottor John ha identificato una serie di segni che suggeriscono il trasporto glaciale, piuttosto che umano.

Stonehenge, “I massi portati dal ghiaccio”

“I massi trasportati dai ghiacci tendono ad avere diverse sfaccettature”, ha spiegato il dottor John al Daily Mail. Quando i massi si muovono spinti dai ghiacci, vengono ribaltati da un lato all’altro e si creano diverse facce piane con bordi arrotondati. Proprio come quelli del masso Newall. Inoltre, questa pietra presenta una serie di graffi e piccole fratture che spesso sono causate dal trasporto glaciale.

“Comunemente, si ritiene che le pietre blu di Stonehenge siano tutte fatte di dolerite maculata, che è un tipo di roccia ignea che si trova sulle colline del Galles”, ha spiegato il dottor John, “in realtà, sul sito ci sono circa 30 tipi di roccia diversi. Questa enorme gamma è assolutamente tipica del modo in cui il ghiaccio viaggia attraverso il terreno e raccoglie massi da ovunque lungo il suo percorso”.

Stonehenge: mistero risolto?

Dunque, secondo il dottor John, il masso di Newall e tutte le pietre blu più piccole presenti a Stonehenge sarebbero state portate da un ghiacciaio.

La sua teoria, però, stride con le tante secondo le quali i massi sarebbero stati trasportati dall’uomo. Tra i sostenitori più attivi di questa teoria c’è il professor Mike Parker Pearson dell’UCL che, recentemente, ha affermato di avere scoperto prove che identificano la cava della pietra blu di Stonehenge, datandola al 3000 avanti Cristo. Chi tra i due studiosi avrà ragione? Il mistero rimane.