Da un recente report di Eurostat emerge che sono più di un quarto i giovani europei di età compresa tra i 15 e i 29 anni che affiancano l’attività lavorativa allo studio. Una “pratica”, fa notare Skuola.net, che non trova terreno fertile in Italia dove appena il 7,6% degli studenti (uno su 13) ha anche un impiego.
Risultati scolastici, l’Italia non brilla
Il portale registra che l’esclusiva dedizione allo studio dei nostri ragazzi non riflette risultati degni di nota. Solo il 30% degli under 35 italiani ha una laurea, contro una media UE del 40%. Inoltre, il tasso di abbandono universitario è elevato: secondo l’ultimo rapporto AlmaDiploma il 10% degli universitari molla gli studi entro il terzo anno e il 15% circa cambia facoltà. Lunghi anche i tempi per arrivare alla discussione della tesi di laurea di secondo livello che arriva mediamente all’età di 27 anni, contro i 24-25 anni previsti.
Studenti lavoratori, il record dei Paesi Bassi
La distanza tra il mondo della scuola e quello del lavoro non riguarda solo l’Italia. Sempre secondo Eurostat c’è grande differenza tra nazioni. Nei paesi del Nord Europa, lavorare durante gli studi è pratica piuttosto comune: i Paesi Bassi guidano la classifica per distacco, con il 74,5% degli under 30 che lavora durante gli studi. A seguire Danimarca (52,6% di studenti-lavoratori) e Austria (46,2%), poi Finlandia e Germania, entrambe oltre il 40%. Maglia nera la Romania con il 2,3% di studenti-lavoratori, preceduta da Slovacchia (5,8%) e Ungheria (6,1%).
Studio-lavoro: in Italia è per necessità
«Da noi essere uno studente lavoratore – ricorda Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – rappresenta, nell’immaginario collettivo, una condizione più dettata dalle necessità che non da una scelta: quante volte i genitori hanno minacciato i propri figli poco volenterosi nello studio di mandarli a lavorare? Nei paesi scandinavi, ma anche nell’area germanofona, è invece una situazione molto comune: così non stupisce che siano anche le nazioni che mostrano tassi di occupazione migliori dei nostri».