Altro che ravvedimento: l’ex minorenne accusato insieme ad altri sei ragazzi dello stupro di gruppo ai danni della 19enne a Palermo ha dimostrato di non rendersi minimamente conto della gravità dell’accaduto, anzi è riuscito a postare su TikTok una serie di video in cui si vanta dei messaggi ricevuti da diverse fan e posta frasi come “chi si mette contro di me si mette contro la morte”. Un comportamento che ha indotto i magistrati fare marcia indietro sull’affidamento in comunità: il ragazzo torna nell’Istituto di pena minorile Malaspina di Palermo.

La decisione del gip: il ragazzo torna in carcere

Nei giorni scorsi il Gip aveva affidato il ragazzo a un centro d’accoglienza per i minori, sostenendo che avesse compiuto una “rivisitazione critica” del suo comportamento. Dopo le indagini dei carabinieri sul cellulare sequestrato all’indagato e sui profili social, la procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna ha richiesto l’aggravamento della misura cautelare per il ragazzo. Alla luce dei riscontri, la gip Antonina Pardo del tribunale di Palermo ha accolto la richiesta della procuratrice e disposto di rimandare in carcere il ragazzo.

violenza sulle donne

I video della vergogna postati su TikTok

Successivamente al 19 agosto, quando è stata disposto il collocamento in comunità, il minore ha violato le prescrizioni del magistrato pubblicando su Tik Tok alcuni video con le seguenti frasi: “Chi si mette contro di me si mette contro la morte”, “le cose belle si fanno con gli amici”. E poi: “Sto ricevendo tanti messaggi in privato da ragazze, ma come faccio a uscire con voi, siete troppe”; “ah volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome, mi state facendo solo pubblicità e hype”; “Arriviamo a 1000 follower così ¬ potrò fare la live e spiegarvi com’è andata realmente”. Poi aggiunge: “Mi piace trasgredire” e come musica di sottofondo si sente la canzone “Nun se toccano e femmine”. Per finire, l’ultima immagine raffigura gli attori del film “Quei bravi ragazzi”

Le chat agghiaccianti sullo stupro

Nel cellulare dell’indagato, inoltre, sarebbe stata trovata una chat relativa al giorno dopo lo stupro in cui il ragazzo si compiace con gli altri protagonisti dello stupro e ne parla in tono divertito. La stessa notte dello stupro il minorenne racconta a un amico quello che è successo, con frasi agghiaccianti: “Lei si è sentita male ed è svenuta più di una volta, troppi cianchi (troppe risate) cumpà. Troppo forte”. E ancora: “Manco a canuscievo (non la conoscevo), siamo stati con lei in sette”.

Il gip: “Adesione a modelli criminali”

“Tali nuovi e sopraggiunti elementi investigativi – si legge nel provvedimento del gip Antonina Pardo – tratteggiano la personalità di un giovane che lungi dall’aver avviato un percorso di consapevolezza del gravissimo reato commesso (avvalendosi della forza del gruppo ai danni di una giovane donna resa inerme a causa dell’intossicazione da alcol procurata dagli stessi partecipanti alla violenza) avendo ottenuto condizioni di maggiore libertà con l’inserimento in comunità ha continuato a utilizzare il telefono cellulare o altro dispositivo informatico per vantarsi delle sue gesta e per manifestare adesione ai modelli comportamentali criminali”.

carcere

Finto pentimento per ottenere la scarcerazione

L’esame attento dei messaggi e dei commenti dopo lo stupro scritti agli altri presunti violentatori proverebbero inoltre che nel corso dell’interrogatorio il ragazzo avrebbe mentito al giudice sul suo “pentimento” e non avrebbe detto la verità sulle fasi della violenza sessuale. Le sue dichiarazioni, scrive la gip, “hanno avuto una valenza assolutamente strumentale volta unicamente a ottenere l’attenuazione della misura”.

Trasferiti gli altri sei indagati per stupro

Mentre il più giovane rientrava nell’istituto di pena, gli altri sei arrestati sono stati trasferiti dal carcere palermitano di Pagliarelli in altre sei strutture della Sicilia. Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, Samuele La Grassa, Christian Maronia ed Elio Arnao sono stati spostati per essere messi al riparo da eventuali vendette da parte di altri detenuti.