Abbandonato in un sacchetto di plastica vicino ai bidoni dell’immondizia, in un anonimo vicolo di Villanova Canavese, piccolo centro del Torinese alle porte di Ciriè. Il piccolo Lorenzo, questo il nome scelto per il neonato in ospedale dai medici che l’hanno preso in cura, aveva ancora placenta e cordone ombelicale attaccati.
Trovato da un 15enne del posto
Ad accorgersi di lui è stato un 15enne del posto che, uditi i vagiti, ha chiesto aiuto ai genitori. Non fosse stato trovato così in fretta, il bimbo non sarebbe sopravvissuto. Ora invece è in ospedale a Ciriè, precauzionalmente in incubatrice, ma in buone condizioni di salute.
“Sono uscito di casa perché dovevo aprire il portone a mio fratello e per fortuna mi è caduto l’occhio vicino ai bidoni dell’immondizia – racconta l’adolescente -. Ho visto un sacchetto rosso e ho sentito come un gatto che si lamentava. Quando ho capito che era un bambino sono corso in casa”. Dal sacchetto spuntavano solo i piedini.
“Spero che la mamma ci ripensi”
Il papà del 15enne, Paolo Secondo Laforet, che ad agosto compirà 50 anni, ha chiamato i soccorsi e ha portato in casa il neonato. “Sono arrivati subito – racconta – e dopo qualche minuto l’ambulanza. In quei momenti non sai mai come passa il tempo. È stata un’emozione fortissima. Trovare un bimbo così piccolo è una cosa incredibile”. “È un gesto difficile da spiegare – prosegue l’uomo – e spero che la mamma o chi è stato a fare questo gesto ci ripensi e vada in ospedale a cercare il suo bimbo. Le conseguenze da affrontare sono le cose minori in questo momento”. “È un gesto molto difficile da capire – aggiunge sul fatto di vedere il bimbo lasciato nel cassonetto – forse portato dalla disperazione o da chissà che cos’altro”.
“Disponibili ad adottare il bambino”
“Abbiamo chiamato l’ospedale perché volevamo andare a trovarlo – dice ancora Laforet – ma per il momento non hanno saputo dirci niente. Comunque non vogliamo essere invasivi, perché ci vuole molto rispetto per il bimbo dopo quello che è successo. Per fortuna ci hanno detto che sta bene ed è molto bello. Se avessi l’opportunità di adottarlo lo adotterei subito. L’ho già fatto presente anche ai carabinieri – ha aggiunto l’uomo sulla proposta di adottare il piccolo – e non avrei problemi a riconoscerlo come mio figlio. Sarebbe bello, ma so che è una prassi lunga e tutt’altro che semplice, però noi siamo disponibili. Siamo sinti piemontesi – spiega -. Una famiglia numerosa, perché noi alla famiglia ci teniamo moltissimo. Per noi la prima cosa sono i nostri bambini, la moglie e la famiglia. Siamo molto legati tra di noi e chi entra nella nostra famiglia ne diventa parte integrante. Per questo il bimbo lo sentiamo molto vicino a noi”.
“Il neonato è in buone condizioni di salute”
Lo staff di Adalberto Brach del Prever, il direttore della pediatria dell’ospedale di Ciriè (Torino), ha preso in cura il neonato. “Fortunatamente dal suo abbandono al ritrovamento non è passato molto tempo, ma è arrivato in ospedale in ipotermia – spiega il primario – quindi dal suo arrivo è tenuto in incubatrice per motivi di sicurezza, ma è in buone condizioni di salute“. “Pesa più di tre chilogrammi – aggiunge – e al momento non emergono particolari problematiche”. Brach del Prever ricorda infine che “in tutti gli ospedali è possibile partorire in anonimato“, come conferma la carta dei servizi dell’Asl To4, l’Azienda sanitaria locale dell’area.
Il diritto del parto in anonimato
Sul caso è intervenuto anche l’assessore regionale alle Politiche sociali, Maurizio Marrone: “Il finanziamento dei progetti di parto in anonimato, sostenuto dal fondo Vita Nascente, va comunicato adeguatamente sui territori”. Un appello a ricordare come la legge tuteli donne incinte e figli arriva da Frida Tonizzo, presidente Anfaa, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie: “Va fatto sapere che le partorienti che non intendono riconoscere e provvedere al proprio nato hanno diritto a partorire in segretezza nelle strutture sanitarie“.
Carabinieri al lavoro: si cercano riscontri
Intanto del caso intanto si stanno occupando i carabinieri della compagnia di Venaria Reale, coordinati dalla procura di Ivrea. In zona potrebbero esserci telecamere di videosorveglianza utili a ricostruire l’accaduto.