Fanno rabbrividire gli audio delle telefonate fra Patrizia Cormos e i soccorritori. Le chiamate avvennero pochi istanti prima che l’improvvisa piena del fiume Natisone travolgesse la ragazza assieme ai suoi due amici. Era il 31 maggio 2024. Il luogo Premariacco, in provincia di Udine. Dopo la chiusura delle indagini a fine gennaio, le registrazioni sono state ascoltate dalla madre della 19enne, morta assieme a Bianca Doros (23 anni) e Cristian Molnar (25). «I ragazzi sono stati messi in attesa, senza alcun sostegno – ha commentato Mihaela Tritean – Ci chiediamo come sia potuta accadere una cosa del genere».

Le telefonate durante la piena improvvisa del Natisone

Nelle registrazioni delle telefonate fatte al 112, Patrizia Cormos ha un tono disperato. Chiede aiuto al vigile del fuoco di turno spiegando che il fiume sta crescendo e di non avere più molto tempo. La 19enne – come hanno mostrato alcuni video girati in quei drammatici momenti – è infatti bloccata su un isolotto assieme Bianca Doros e Cristian Molnar tra le acque del Natisone sempre più impetuose. Man mano che la forza della corrente si fa sempre più forte, la piena del fiume inghiotte i tre ragazzi, stretti fra loro per cercare di fare massa.

Al vaglio eventuali responsabilità dei soccorritori

Le telefonate – diffuse dal Tg1 – sono agli atti dell’inchiesta aperta dalla Procura di Udine per verificare se ci sono state responsabilità tra i soccorritori. Nell’inchiesta sono quattro le persone indagate. Si tratta di Andrea Lavia – il vigile del fuoco di turno che risponde a Patrizia – accusato di omicidio colposo plurimo insieme ai colleghi che erano in sala con lui, Enrico Signor e Luca Mauro, e a Michele Nonino, operatore della Sores (struttura operativa regionale di emergenza sanitaria).

“Non abbiamo tanto tempo… non ce la facciamo più”

La prima richiesta di intervento di Patrizia Cormos arriva alle 13.29. Quindi, alle 13.36, la ragazza fa una seconda telefonata, indicando che lei e i suoi amici sono circondati dall’acqua: «Siamo bloccati, l’acqua è talmente alta che ci prende la corrente», dice. All’altro capo del telefono c’è Andrea Lavia che risponde: «Beh signora bisogna che cerchiate di prendervi da qualche parte perché noi ci vuole un attimino, eh». «Non ce la facciamo più», urla la giovane nell’ultima telefonata, alle 13.38. In una delle tre chiamate la ragazza viene lasciata in attesa per sei minuti. In una telefonata chiede l’intervento dell’elicottero, unico messo che può trarli in salvo. «Abbiamo attivato anche quello», risponde il vigile del fuoco dall’altro capo del telefono.

Il tentativo fallito di salvare i tre ragazzi dal Natisone

Prima dell’arrivo dell’elicottero, i vigili del fuoco provano a raggiungere i tre lanciando corde dall’alto mentre un altro vigile si lancia in acqua ma non riesce a raggiungerli per via della forte corrente. Alle 14:13, le acque del fiume in piena travolgono i ragazzi.

La madre di Patrizia: «Ragazzi lasciati soli al telefono»

La madre di Patrizia, Michaela, ha criticato i soccorritori: «I ragazzi sono stati messi in attesa, senza alcun sostegno – ha commentato – Ci chiediamo come sia potuta accadere una cosa del genere. Chiunque chiami per chiedere aiuto non dovrebbe mai essere messo in attesa. Chi risponde dovrebbe cercare di rassicurare, di offrire una parola di conforto, e non lasciare che l’unico suono in linea sia una musica di sottofondo».