Le università tradizionali potrebbero presto trovarsi in grosse difficoltà. Secondo un report dell’Area Studi Mediobanca, entro il 2041, infatti, rischiano di subire una perdita di introiti pari a mezzo miliardo di euro, causata da una forte diminuzione del numero degli studenti iscritti. Il motivo? Il calo demografico in Italia.
Differenza tra università del nord e del sud Italia
Il report, come ricostruito da Open, mette in evidenza come il crollo delle iscrizioni al Sud sarà maggiore rispetto al nord Italia e raggiungerà soglie superiori al 30%. I dati peggiori si registreranno in Molise, Basilicata, Puglia e Sardegna. Già negli ultimi dieci anni gli atenei del Sud hanno visto un calo degli iscritti del 16,7% e nelle isole del 17,1%. Trend diverso al Nord, soprattutto nelle regioni a ovest, dove la crescita degli studenti nelle università è stata del 17,2%, seguita dalla regioni dell’Est cresciute del 13,4%. Gli atenei del Nord Italia sono aiutati anche dagli studenti stranieri.
Investimenti, Italia sotto la media europea
Uno dei problemi delle nostre università, secondo Mediobanca, riguarda i pochi investimenti. Se in termini di incidenza sul Pil, la media europea è dell’1,3% e dell’1,5% nei Paesi Ocse, quella italiana è ferma all’1%. Anche sul fronte della spesa pubblica, il nostro Paese dedica all’università l’1,5% degli introiti, molto al sotto del 2,3% messo in campo dall’Unione europea e del 2,7% dell’Ocse. In sintesi, lo Stato italiano contribuisce al 61% della spesa per l’istruzione universitaria, rispetto al 76% dell’Ue e al 67% dell’Ocse. Il restante è a carico delle famiglie, per il 33%, in contrasto con il 14% dell’Ue e il 22% dell’Ocse.
Servono posti letto per gli studenti
Altra questione, legata comunque agli investimenti statali, riguarda le rette universitarie e i posti letto a disposizione degli studenti. In media frequentare un’università pubblica costa 1.374 euro all’anno, mentre una privata sui 7.447 euro. A queste cifre, per chi decide di cambiare città per studiare, vanno poi aggiunte le spese di vitto, alloggio ed extra. Sul fronte dell’alloggio nasce un’altra problematica, quella dei posti letto per studenti, che sono troppo pochi. Il Pnrr prevede, infatti, 970 milioni di euro per aumentare i posti letto per i fuorisede a oltre 100mila entro il 2026, rispetto alle circa 40mila unità attualmente disponibili.
Pochi studentati al Sud
La mancanza di studentati è più evidente al Sud. Come ricostruisce Open, ad esempio, in Abruzzo ci sono quasi 90 studenti per ogni posto disponibile. In Basilicata circa 22 e in Molise 20. In queste regioni sono molte di più che persone che vanno via, rispetto a quelle che le scelgono per studiare. Dati migliori, ma comunque non positivi, nel nord Italia. in Emilia-Romagna ci sono 18,1 studenti per ogni posto, in Piemonte 10,8, in Veneto 10,3 e in Lombardia 7,5.
Università telematiche sempre più amate
In Italia ci sono in totale 61 atenei statali e 31 non statali, questi ultimi suddivisi in 20 tradizionali e 11 telematici. Proprio le università telematiche continuano a crescere. Nell’ultimo decennio, gli studenti iscritti sono aumentati del 410,9%. La richiesta molto alta ha avuto come conseguenza un aumento dei corsi, dei docenti e del personale amministrativo. I giovani scelgono le università telematiche per diversi motivi. Innanzitutto la possibilità di seguire i corsi online, diminuendo i costi e avendo allo stesso tempo la possibilità di lavorare durante gli anni universitari. Inoltre, gli studenti delle università telematiche risultano essere in corso (il 72%), e con voti di laurea più alti, la cui media è passata da 101 su 110 a 104 su 110.