L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato lo stato di emergenza internazionale per il vaiolo delle scimmie. La decisione è stata presa dopo il forte aumento dei casi in Africa. Ma l’allarme riguarda anche l’Europa. Infatti, in Svezia è stato registrato il primo caso della variante più pericolosa della malattia.
Che cosa è il vaiolo delle scimmie
Si tratta di un poxvirus, chiamato anche monkeypox virus Mpxv, che è abbastanza simile a quello del vaiolo umano. Solo che questa variante infetta soprattutto le scimmie. Tuttavia, sono stati registrati casi di infezione sugli umani.
La prima volta è successo nel 1970. Nel 2024, invece, la diffusione del virus tra gli esseri umani si è moltiplicata in alcuni Paesi dell’Africa: solo nel mese di giugno sono stati registrati 567 contagi, tra le persone più colpite bambini e, in alcuni casi, anche neonati. In totale, quest’anno sono stati conteggiati oltre 14mila casi e 524 decessi.
Vaiolo delle scimmie: i Paesi colpiti
Come detto, il continente più colpito è l’Africa. In particolare, l’epicentro dell’epidemia di Mpox è in Congo, dove sono stati registrati oltre 14mila casi e 524 morti nella prima metà dell’anno. Nell’ultimo mese sono state segnalate circa 90 infezioni dovute al ceppo 1b del virus mpox in quattro Paesi confinanti, dove la malattia non era mai stata registrata in precedenza. Si tratta di Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda.
L’allarme in Europa
L’Agenzia svedese per la Sanità pubblica ha annunciato di aver registrato il primo caso al di fuori dell’Africa della variante più pericolosa del vaiolo delle scimmie, la Clade 1. A essere infettata è una persona tornata dall’Africa.
«Credo che la situazione sia seria», ha detto il ministro della salute svedese, Jakob Forssmed, «ma non c’è motivo di allarmarsi: il rischio di infezione è basso. Siamo ben preparati e i servizi sanitari dispongono di buone procedure in materia. È una malattia conosciuta. Ci sono vaccini e abbiamo vaccini in magazzino».
Quali sono i sintomi
Febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e dolore ai linfonodi. Sono questi i sintomi del vaiolo delle scimmie, che è poi caratteristico per la comparsa di pustole cutanee sul volto e poi su tutto il corpo.
I casi in Italia
Nel nostro Paese, negli ultimi due mesi sono stati registrati nove nuovi casi: due in Friuli-Venezia Giulia, uno in Lombardia e sei in Veneto. Il primo caso di infezione è stato riscontrato a maggio del 2022. Da allora, secondo i dati del ministero della Salute, in Italia sono stati confermati 1.056 contagi, 262 dei quali collegati a viaggi all’estero.
Quasi la metà dei casi (441) sono stati registrati in Lombardia, seguiti da Lazio (169) ed Emilia-Romagna (97). Come avvenuto nel resto del mondo, la grande maggioranza dei contagi (1.040) ha riguardato persone di sesso maschile.
Vaiolo delle scimmie: come avviene il contagio
La trasmissione avviene per contatto diretto con fluidi corporei come sangue, goccioline respiratorie, saliva, secrezioni genitali, essudato di lesioni cutanee e crosta. La diffusione maggiore sembra avvenire nei casi di rapporti sessuali tra maschi.
L’Mpxv umano ha un periodo di incubazione compreso da 7 a 17 giorni, dopo il quale inizia la febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e linfoadenopatia. Seguono le eruzioni cutanee, che evolvono in fasi successive: maculare, papulare, vescicolare e pustolosa. Un secondo periodo febbrile si verifica quando le lesioni diventano pustolose ed è spesso associato a un peggioramento delle condizioni del paziente.
La risposta dell’Oms
L’Organizzazione mondiale della Sanità ha messo a punto un piano di risposta che richiede un investimento iniziale di 15 milioni di dollari. L’Autorità per le emergenze sanitarie europea Hera (Health Emergency Preparedness and Response Authority) ha annunciato di avere acquistato 175 mila dosi di vaccino anti-mpox da donare ai Paesi africani.
Altre 40mila dosi saranno donate dall’azienda produttrice Bavarian Nordic. I vaccini saranno distribuiti dal Cdc africano. Hera donerà anche 3,5 milioni di euro entro l’inizio dell’autunno per rafforzare la capacità di test e sequenziamento del virus nella regione.