Dal 10 al 21 novembre di quest’anno si terrà in Brasile la 30esima Conferenza delle Parti sul Clima, la Cop30. Un vertice mai come stavolta decisivo, secondo gli addetti ai lavori, per affrontare le sfide legate agli impatti del cambiamento climatico.

Vertice sul clima, la strada nel mezzo della foresta

Dal Brasile arrivano tuttavia segnali poco confortanti, in palese contraddizione con lo scopo del vertice stesso. Per condurre le delegazioni in arrivo da tutto il mondo a Belém, nel cuore dell’Amazzonia, il governo locale ha pensato bene di abbattere decine di migliaia di ettari di foresta pluviale amazzonica protetta costruendo una nuova autostrada a quattro corsie. Ma non solo. Le autorità stanno infatti cercando di aumentare la capacità di passeggeri dell’aeroporto internazionale Val de Cansa a 14 milioni all’anno (l’affluenza effettiva è stata inferiore a quattro milioni nel 2024). Un’impresa non da poco da realizzare in otto mesi a un costo di 74 milioni dui euro.

I timori degli abitanti

Un abitante del luogo, che vive a soli 200 metri dalla strada in via di costruzione, ha raccontato alla BBC che la sua fonte di sostentamento è andata letteralmente in fumo. Gli alberi da cui raccoglieva le bacche di açaí per poi rivenderle sono stati abbattuti. «Il nostro raccolto è già stato tagliato. Non abbiamo più quel reddito per sostenere le nostre famiglie». E ha aggiunto: «Il timore è che un giorno qualcuno verrà qui e dirà: ‘Ecco i soldi. Abbiamo bisogno di questa zona per costruire una stazione di servizio o un magazzino’. E allora dovremo andarcene».

Alberi foresta Amazzonica

Il paradosso: dal vertice sul clima possibili danni all’ecosistema

Alle paure dei residenti si aggiungono quelle dei ricercatori secondo i quali la nuova infrastruttura frammenterà l’ecosistema e interromperà il movimento della fauna selvatica. Come spiegato dall’esperta di fauna selvatica, la professoressa Silvia Sardinha, la strada rischierà di limitare l’accesso a fonti e corsi d’acqua per gli animali: «Non saranno più in grado di spostarsi dall’altra parte della foresta, riducendo le aree in cui possono vivere e riprodursi».

Deforestazione, a rischio le tribù indigene

La scorsa estate la deforestazione ha spinto una delle tribù indigene più isolate del mondo, i Mashco Piro, a spostarsi dalle remote riserve naturali di Madre de Dios, nell’Amazzonia peruviana. Le compagnie di legname, che hanno ottenuto delle concessioni, hanno messo in atto il disboscamento, costringendo i membri della tribù, che solitamente non escono dal riparo della foresta pluviale, né comunicano con gli estranei, a muoversi. La distruzione della loro area, incontri indesiderati con i taglialegna e la diffusione di malattie potrebbero causare il loro sterminio denuncia Survival International, organizzazione non-profit che difende i diritti dei popoli indigeni.