Nuova condanna per Patrick Zaki, l’attivista egiziano e studente dell’università di Bologna già detenuto in Egitto dal febbraio del 2020 al dicembre del 2021 con motivazioni politiche. Il 32enne è stato condannato a tre anni dal tribunale di Mansura. “seguiamo con attenzione, ma prudenza”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accusa per Zaki: “Diffusione di notizie false”
Patrick Zaki è stato condannato a tre anni di carcere al termine dell’undicesima udienza, svoltasi a porte chiuse, a Mansura. La colpa attribuita dai giudici al 32enne, la presunta diffusione di notizie false in relazione al suo articolo del 2019, apparso sul sito giornalistico Daraj, intitolato “Displacement, Killing & Harassment: A Week in the Diaries of Egypt’s Copts”, in cui il ricercatore ha parlato della situazione della comunità copta in Egitto e delle discriminazioni di cui sono oggetto nel Paese nordafricano i cittadini di fede cristiana.
Quanti mesi di carcere aspettano Zaki
Calcolando i 22 mesi di custodia cautelare già passati in carcere dal febbraio 2020 al dicembre
2021, Zaki dovrebbe scontare ancora 14 mesi in cella.
Verdetto inappellabile, ma al-Sisi potrebbe intervenire
Il verdetto non è appellabile, né può essere oggetto di riesame, ma deve essere formalizzato da un governatore militare, che può annullarla del tutto o ordinare un nuovo processo. Zaki può ancora sperare in un atto di clemenza del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Il gruppo Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), con cui Zaki aveva collaborato e che lo ha rappresentato al processo, sottolinea che “una sentenza non diventa definitiva fino a quando non viene ratificata dal presidente della Repubblica, che ha il potere di approvarla, annullarla o modificarla, oltre a quello di emettere la grazia presidenziale per la pena”.
Il primo arresto il 7 febbraio 2020
L’attivista e ricercatore era stato arrestato il 7 febbraio 2020 all’aeroporto del Cairo, dove era arrivato dall’Italia per trascorrere un periodo di vacanza. Allora frequentava un master in Studi di genere all’università di Bologna, il Gemma (Master Erasmus Mundus in ‘Women’s and Gender Studies’). Dopo quasi due anni di detenzione preventiva, precisamente 22 mesi, a dicembre del 2021 era stato scarcerato, pur continuando a restare sotto processo. Ragione per cui la sua laurea al master di Bologna lo scorso 5 luglio, con 110 e lode, è avvenuta a distanza, in videocollegamento.
La disperazione della madre di Zaki
Le urla di disperazione della madre Hela e della fidanzata Reny hanno accompagnato il verdetto emesso dalla seconda Corte per la sicurezza dello Stato. “Mio Dio, me l’hanno preso”, ha urlato almeno tre volte la
madre 59enne colpendosi il volto con le mani dopo aver intravisto la sagoma del figlio inghiottita dalla penombra dietro una polverosa grata.
La fidanzata: “Tutto pronto per sposarci”
“Adesso vorrei solo che tornasse libero in tempo per il nostro matrimonio. Ho il vestito pronto e la casa sarà pronta: tutto è pronto, ma ora tutto rischia di essere inutile e io non posso crederci. Io e Patrick vogliamo solo iniziare la nostra vita insieme: una vita, ci tengo a dirlo, che non sarà lontana dall’Egitto. Il nostro futuro è qui”. È quanto afferma in un’intervista a Repubblica Reny Iskander, fidanzata di Patrick Zaki, “Non ci aspettavamo questa svolta drammatica. Siamo stati presi in contropiede. Pensavamo ci sarebbe stato un altro rinvio, o una data per il verdetto. Non il verdetto. Era impensabile: Patrick non ha fatto nulla in queste settimane o in questi mesi per cui dovesse tornare in carcere”, ha raccontato Iskander.
Amnesty International scende in piazza
Amnesty International Italia, che ha organizzato un presidio a Bologna, per bocca del suo portavoce Riccardo Noury, ha definito la sentenza di condanna “scandalosa” e “assurda”, nonché “il peggiore degli scenari possibili”. E ha chiesto l’intervento di Roma: “Non finisce qui, ora tutte le possibilità per tirare fuori Patrick da questa situazione vanno esplorate. Il governo italiano per cortesia intervenga”.
Giorgia Meloni:” Nostro impegno mai cessato”
“Il nostro impegno per una soluzione positiva del caso di Patrick Zaki non è mai cessato, continua, abbiamo ancora fiducia”, ha assicurato in una nota la premier Giorgia Meloni.
Tajani: “Governo segue con molta attenzione”
“Siamo molto attenti” alla vicenda di Patrick Zaki, “dobbiamo essere prudenti, il governo segue con molta attenzione come ha sempre fatto”. Lo ha detto il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani a Morning News, su Canale 5. Tajani ha aggiunto che “ieri il presidente del Consiglio ha
rilasciato una dichiarazione molto chiara”.
Elly Schlein: “Intercedere con il governo egiziano”
“Abbiamo già chiesto al ministro Tajani di venire a riferire in aula ma chiediamo già al Governo di attivarsi con tutti gli strumenti possibili per ottenere la liberazione e per intercedere con il governo egiziano affinché gli conceda la grazia, Patrick deve essere libero”, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein.