La 68enne astronauta e oceanografa Kathy Sullivan è una donna da record. È la prima persona ad aver conquistato sia lo spazio che gli abissi. Nel 1984 è stata la prima americana a compiere una passeggiata spaziale e oggi è il primo essere umano a raggiungere il punto conosciuto più profondo dell’Oceano, il Challenger Deep, nella Fossa delle Marianne, nell’Oceano Pacifico. Una profondità scoperta dalla nave britannica H.M.S. Challenger fra il 1872 e il 1876, e che moltissime spedizioni hanno cercato di esplorare per misurarne la corretta profondità oltre che le caratteristiche fisiche.
Kathy Sullivan e Victor Vescovo (imprenditore e finanziatore della missione) si sono immersi a bordo del sommergibile Limiting Factor (realizzato in titanio è in grado di resistere alla pressione di 1,2 tonnellate per centimetro quadrato) dove hanno trascorso un’ora intera nella profondità oceanica a quasi 11 mila metri. Dopo una risalita di quattro ore – la missione è durata circa 11 ore in tutto – i due hanno persino telefonato all’equipaggio della Stazione spaziale internazionale che orbita a oltre 300 chilometri sopra di noi: «Come oceanografo ibrido e astronauta per me è stata una giornata straordinaria. Avere visto nello stesso giorno il paesaggio lunare del Challenger Deep e poi aver potuto confrontare le mie impressioni con quelle dei miei miei colleghi dell’Iss sul nostro straordinario veicolo spaziale riutilizzabile per lo spazio interno è stato emozionante», ha raccontato la Sullivan.
Era il 1978 quando Kathy Sullivan è entrata a far parte della NASA con il primo gruppo di astronauti in cui erano incluse donne. Ha volato in tre missioni dello Space Shuttle e l’11 ottobre del 1984 è diventata la prima donna americana a fare una passeggiata spaziale a bordo dello shuttle Challenger (guarda il caso) a 225 chilometri dalla Terra. L’ex astronauta, laureata in Scienze della Terra e con un dottorato in Geologia, ora si occupa di oceanografia a tempo pieno ed è felicissima, ma non dimentica il cielo e le sue meraviglie: lo porta con sé «in ogni luogo, anche nell’Oceano più profondo», racconta emozionata al termine della risalita.