– Storie che catturano
Doveva essere solo un libricino sullo yoga…di Stefano de Laurentiis – @stefano_dl
Facciamo che non sia l’ultimo libro di Emmanuel Carrère. La novità che ci si sente quasi costretti a leggere. O che avremmo voluto leggere prima degli altri, magari prima di quella domanda un po’ così, sussurrata a bruciapelo: «Hai letto l’ultimo Carrère? Carino, però…». Allora facciamo che questo volume dalla copertina blu s’intitoli Yoga per bipolari e non semplicemente Yoga. È lo stesso autore a suggerirlo più o meno a metà racconto, quando riconosce che il libricino «arguto e accattivante» che si era ripromesso di scrivere sullo yoga ha preso tutt’altra piega. Lo stage di meditazione Vipassana («dieci giorni, dieci ore al giorno, in silenzio, tagliati fuori dal mondo: una roba tosta»), da cui prende le mosse il racconto autobiografico, è ormai un’esperienza chiusa, interrotta dall’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, dove rimane ucciso anche l’economista Bernard Maris, compagno di una sua cara amica («Io ero il secondo nell’elenco degli amici scrittori di Bernard… Potevo rendermi utile, ed è per questo che si è deciso di esfiltrarmi»). Poi qualcosa cambia, improvvisamente («La mia vita, che credevo così armoniosa, così blindata … stava in realtà correndo verso la catastrofe, una catastrofe … scaturita da me, dalla mia possente tendenza all’autodistruzione»). Ritroviamo Carrère in una clinica psichiatrica per un episodio di depressione, in un quadro di disturbo bipolare di tipo II, e una terapia a base di ketamina ed elettroshock. E il saggio «arguto e accattivante sullo yoga» riesce a incastrarsi con il «nuovo progetto di autobiografia psichiatrica», anche se a prima vista non sembrano avere molto in comune. Lungo tutto il volume si troveranno una ventina di definizioni sulla meditazione («provenienti da un’esperienza di prima mano, anche se limitata»). E l’ultima, un po’ triviale, farà sentire Carrère «quasi bene».
Emmanuel Carrère, Yoga (trad. di Lorenza Di Lella, Francesca Scala), Adelphi, € 19