Margot Robbie era a una festa di famiglia quando ha saputo di essere candidata all’Oscar come migliore attrice protagonista per Tonya, che in Italia esce giovedì 29 marzo. «Stavo per andare a dormire e un amico ha acceso la tv: appena hanno detto il mio nome c’è stato un boato» ricorda la 27enne australiana, diventata una star grazie a The Wolf of Wall Street e Suicide Squad.

La notte degli Oscar, il 4 marzo, il boato è stato per Frances McDormand, che ha conquistato la statuetta per Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Ma, anche se non ha vinto, Margot resta l’attrice rivelazione dell’anno. In Tonya, tratto da una storia vera, interpreta la pattinatrice su ghiaccio Tonya Harding, la prima americana ad aver completato un triplo axel, salto così difficile che solo 6 donne, dopo di lei, ci sono riuscite. Nel 1994 fu accusata di essere coinvolta, insieme all’ex marito Jeff, nell’aggressione alla rivale Nancy Kerrigan in vista delle Olimpiadi. «Lei negò, ma lo scandalo mise fine alla sua carriera» spiega Margot, che ha anche prodotto il film con Lucky-Chap, la società fondata con Tom Ackerley, l’aiuto regista inglese cha ha sposato poco più di un anno fa.

Com’è stato lavorare con tuo marito?

Ci siamo conosciuti proprio su un set, quello di Suite francese, nel 2013. È un privilegio passare così tanto tempo insieme, perché la parte più dura del nostro mestiere è che ci troviamo spesso in luoghi lontani. Ma questo è un progetto in cui abbiamo creduto tantissimo: ecco perché, dopo le nozze, abbiamo posticipato la luna di miele, pur di non rallentare le riprese del film.

Ci siete andati, dopo?

Sì, a Tahiti. Abbiamo vissuto per 4 giorni su un’isoletta come Robinson Crusoe: in una capanna senza elettricità. È stato incantevole.

Dev’essere stata dura poi tornare al freddo di Londra.

In realtà ci siamo trasferiti a Los Angeles, dove abbiamo aperto gli uffici di LuckyChap. E la famiglia si è allargata: ora abbiamo un cucciolo, Boo Radley, che adoro. Di Londra mi mancano la metro, le lunghe passeggiate e gli amici più stretti.

Conoscevi la storia di Tonya Harding?

Non ne sapevo nulla: mentre leggevo la sceneggiatura, pensavo che fosse solo molto bella e intensa. Tonya non ha avuto una vita facile: cresciuta da una madre che la maltrattava, si è sposata con un uomo che la picchiava. Il pattinaggio su ghiaccio è stata la sua salvezza.

Come ti sei preparata?

Ho studiato nelle interviste su YouTube il modo in cui parlava e si muoveva. L’ho incontrata solo una settimana prima delle riprese.

Perché?

Volevo creare il personaggio senza lasciarmi influenzare. Per fortuna Tonya è stata contenta del risultato. Intendevamo mostrare come la verità abbia tante sfumature. Le stesse persone che l’avevano sostenuta si accanirono contro di lei. È la natura umana: ci appassioniamo ai drammi altrui ma giudichiamo senza riflettere.

Sei davvero tu a pattinare nel film?

Sì, mi sono allenata per 4 mesi, 5 volte alla settimana, perfino il giorno di Natale. Per i salti più difficili, però, mi hanno aiutato gli effetti speciali. Il bello del cinema è che, ogni volta che preparo un ruolo, imparo qualcosa di nuovo. La cosa più strana che hai imparato sul set? Quando ho girato Focus, in cui ero una ladra, ho preso lezioni da un vero borseggiatore. E sono diventata piuttosto brava: stai attento! I media hanno avuto un ruolo importante nella “caduta” di Tonya. Tu come vivi l’interesse nei tuoi confronti? Di sicuro non sono mai stata trattata come lei. Sono molto autocritica, perciò non me la prendo se dicono cose spiacevoli su di me. Fa parte del gioco.

La cosa più strana che hai imparato sul set?

Quando ho girato Focus, in cui ero una ladra, ho preso lezioni da un vero borseggiatore. E sono diventata piuttosto brava: stai attento! (ride, ndr).

I media hanno avuto un ruolo importante nella “caduta” di Tonya. Tu come vivi l’interesse nei tuoi confronti?

Di sicuro non sono mai stata trattata come lei. Sono molto autocritica, perciò non me la prendo se dicono cose spiacevoli su di me. Fa parte del gioco.

Quali sono le bugie sul tuo conto?

Quando uscì The Wolf of Wall Street dissero che non potevo avere 22 anni e che mentivo sull’età. Il che è assurdo: tra Internet e social media, sarebbe impossibile! Oggi che sono sposata, invece, malignano su altre cose.

Quali?

C’è sempre qualche fonte sconosciuta che rivela che sono incinta o che ho una relazione extraconiugale. Posso dire la cosa più innocente del mondo e viene comunque stravolta.

È vero che per creare i tuoi personaggi ti aiuti con i profumi?

Sì. Per Tonya ne mettevo uno molto dolce, tra i preferiti di mia madre negli anni ’90.

E quale hai scelto per la regina Elisabetta I, che interpreterai nel tuo prossimo film su Maria Stuarda?

Un olio al muschio, proprio come faceva lei. Elisabetta ha sempre lottato contro la propria femminilità. Una volta disse: «Avrò pure il corpo fragile di una donna, ma ho il cuore e lo stomaco di un uomo ». Reclamava il suo posto sul trono, in un’epoca in cui essere donna era sinonimo di debolezza.

Le donne lottano ancora oggi per farsi sentire, ma c’è aria di cambiamento.

Si sta creando un forte senso di sorellanza, in tante si sono unite per uno scopo comune. È finito il silenzio e non c’è più spazio per tollerare discriminazioni o abusi.

L’Oscar l’ha vinto Frances McDormand. Ma tu avevi preparato un discorso di ringraziamento?

Macché, sono molto disorganizzata. E poi in gara con me c’erano, oltre a Frances, altre attrici bravissime: Meryl Streep, Sally Hawkins e Saoirse Ronan, che è anche una delle mie migliori amiche. Sapevo di non avere speranze!

Vorresti che qualcuno facesse un film sulla tua vita?

Nemmeno per sogno. Anzi, recito proprio per nascondermi dietro ai miei personaggi!