Stash, Daniele e Alex sono i The Kolors. Rispettivamente voce, synth e percussioni e batteria. Primo posto ad Amici di Maria de Filippi nel 2015, hanno sempre cantato in inglese, anche quando suonavano come resident band a Le Scimmie, un locale di Milano. Salgono sul palco del Festival di Sanremo per la prima volta. E per la prima volta cantano in italiano. La canzone, tra le più radiofoniche di quest’edizione, si chiama Frida (Mai, Mai Mai), ed è già chiaro che quel “mai mai mai”, vuole diventare il nuovo “uo oh oh oh” con cui tutti, soprattutto i clienti di una nota marca di telefonia, li hanno conosciuti. Abbiamo parlato con Stash, all’anagrafe Antonio, ventottenne originario di Caserta e leader del gruppo.
La prima volta in italiano, che effetto vi fa?
La prima volta con il progetto The Kolors, in realtà, perché in precedenza la mia voce in italiano era già passata in radio nel featuring. con J.Ax, Fedez e Levante in Assenzio, cosa che tra l’altro ci ha forse stimolato nella ricerca della canzone in italiano. Tutti quelli che mi fermavano in strada dicevano «Finalmente riusciamo a cantare dall’inizio alla fine una canzone che canti tu». Ci siamo detti: «Perché no?» Forse prima di questo brano c’era un po’ di incertezza perché quello che avevamo non rispecchiava il nostro mondo, Frida (Mai, Mai Mai), invece, è The Kolors al 100%, ma in italiano.
Il palco di Sanremo, era un vostro obiettivo/sogno?
L’ho sempre vista come una kermesse di prestigio e quindi trattata sempre con una certa delicatezza, però non c’è mai stata una canzone che poteva rappresentarci in quel contesto, come questa, quindi non c’era mai venuta l’idea di iscriverci e tentare Sanremo. Anche questa volta non c’è stata una giornata decisiva in cui ci siamo detti di provare, ma è nato tutto in modo graduale. Più andavamo avanti e più ci rendevamo conto che il fatto di presentare il primo inedito in italiano proprio a Sanremo che, più che è una gara è vero spettacolo e un evento di culto per la canzone italiana, per noi sarebbe stata una cosa bellissima.
Perché avete scelto proprio Frida (Kahlo)?
Ci piaceva paragonare le dinamiche di un rapporto d’amore contemporaneo che ha delle regole diverse da quelle di anche solo 20 anni fa, quando non esistevano i social, Whatsapp ovvero un rapporto che ha come fondo l’amore e la risoluzione in positivo di qualsiasi cosa possa accadere, a Frida Kahlo perché è il personaggio per antonomasia che riesce a risolvere in maniera positiva i problemi che ha vissuto nella sua vita, le tragedie che le sono accadute. In più ci stuzzicava il fatto che ciò che può essere considerato un difetto, in un rapporto di coppia, dove c’è amore può diventare la cosa che ti piace di più. Faccio riferimento al seno del marito di Frida che era la cosa che le piaceva di più mentre lui era innamorato dei suoi baffi.
Cantate «Questa vita non è cattiva, dicono (quasi mai)». Un “quasi mai” che vi ha ferito?
Non ce n’è uno specifico che ci ha ferito, poi sicuramente nella vita di una persona non è sempre tutto positivo e questa cosa che ci siamo sentiti di mettere nel testo rafforzava l’idea del personaggio di Frida, anzi forse è quella che ci ha dato l’input per paragonare il tutto a lei, con cui la vita non è stata gentilissima. Il “quasi mai” è un po’ironico e riguarda il fatto che la vita a volte può giocarti qualche scherzo, ma poi alla fine sta a te a risolvere in maniera positiva quello che ti accade.
«Nessun amore è per sempre mai». Lo pensi davvero? Non è rischioso da cantare se stai con qualcuno?
No. Forse è questa la mia risposta perché non sono in una relazione, ma non che io non creda nell’amore eterno. Al momento non l’ho conosciuto, ma magari un giorno accadrà, chi può saperlo?.
C’è paura nel salire su quel palco?
No, non c’è paura, anzi c’è una grande voglia di risalirci perché in questi giorni di prove abbiamo avvertito un’energia fantastica provenire da quel luogo e vogliamo ritornarci. Poi, magari, sarà sicuramente diverso e l’ansia e l’emozione si faranno sentire, ma ora non vediamo l’ora di salirci.
L’oggetto che sicuramente terrai in valigia?
Quest’anno sarà la sveglia perché un po’tutti quelli del mio team mi hanno detto che lì ci saranno interviste, incontri, radio, giornate molto impegnative, quindi magari sgarrare anche di solo un minuto può giocare a tuo sfavore. La sveglia sarà fondamentale per noi.
Quanto ci metti a sistemare i capelli?
Ultimamente poco perché non sono troppo carichi di lacca e il ciuffo è un po’ più lungo. Si parla di 10-15 minuti dopo la doccia.
Chi vi vestirà?
Per quanto riguarda i vestiti avremo diversi marchi già sul mercato e poi mi sono un divertito un po’ insieme a Sonia Carapezzi di Hysideis su alcuni degli abiti: ho disegnato delle cose con lei che ha prodotto questi outfit unici per far sì che il progetto dei The Kolors sia presentato al meglio. Sono molto curioso di vedere come reagirà il pubblico, sia i fan sia chi non ci segue.
Il ricordo che volete portare a casa?
Quello di riuscire a comunicare al meglio con la lingua italiana e penso sia il ricordo che vorranno tutti quelli che andranno a Sanremo: tornare a casa con una esperienza positiva e formativa. Noi, almeno, stiamo affrontando questa esperienza con questa attitudine.
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