Se in Italia il 13,5 per cento delle donne che lavorano (2 milioni e 322mila) ha subito molestie a sfondo sessuale in azienda (il 21,2 per cento tra le più giovani), contro il 2,4 per cento degli uomini, il problema esiste, eccome. E si chiama violenza di genere. I luoghi di lavoro però possono diventare snodi nevralgici in grado di fare la differenza nella lotta contro questo fenomeno.

Il network di aziende che costituiscono PARI

Su questa convinzione nasce l’associazione PARI. Insieme contro la violenza di genere (associazionepari.it) che riunisce aziende e organizzazioni: ha tra i fondatori ATM, Astrazeneca e Alexion, Capgemini, Fastweb, Gruppo Feltrinelli, Hera, Italgas, Jointly, Kering Foundation, Mediobanca, Prysmian, Salp, Snam e Trenord (con il sostegno di E.ON, Pirelli e Saipem e la sottoscrizione di altre 7 organizzazioni).

Il Manifesto dell’associazione PARI

Un network formato alimentato dal principio per cui, come recita il Manifesto (redatto con il contributo della scrittrice Valeria Parrella e del filosofo Andrea Colamedici), nessuna azienda è un’isola. I luoghi di lavoro infatti sono delle comunità con un ruolo fondamentale come attori economici e sociali, come spiega Federica Santini, vice presidente dell’associazione. «Con PARI abbiamo dato vita a un progetto unico nel suo genere: per la prima volta grandi e grandissime aziende si sono unite per diventare promotori di cultura contro la violenza di genere. Le imprese sono comunità che intrecciano relazioni con altre comunità: questa rete è uno dei punti di forza del progetto. Solo considerando le popolazioni interne delle società coinvolte, possiamo raggiungere oltre 500mila persone».

Obiettivo dell’associazione PARI: linee guida condivise

Il Manifesto (scaricabile su https://www.feltrinellieducation.it/pari-insieme-contro-la-violenza-di-genere) racchiude riflessioni elaborate durante tavoli di lavoro che hanno coinvolto il network. L’obiettivo: elaborare linee guida condivise per affrontare in modo concreto la violenza di genere nelle dinamiche quotidiane delle imprese, da monitorare mediante un Osservatorio permanente. Perché ormai lo sappiamo: le leggi non bastano. A dover cambiare è la struttura stessa della nostra società.

Il gap della percezione della violenza in azienda

Lo dimostra una ricerca svolta online da Jointly tra 1.244 dipendenti del network da cui emerge la diversa percezione della violenza di genere tra uomini e donne: un gap culturale su cui l’associazione vuole intervenire con azioni concrete e progetti di formazione. La survey rileva infatti che, all’interno dell’ambiente lavorativo, mentre le donne riconoscono più facilmente le micro-aggressioni (battute sessiste, sguardi offensivi, proposte indecenti) e altre forme di violenza sottile, gli uomini tendono a sottovalutarle.

Le richieste dei dipendenti

Dalla ricerca emerge poi una serie di esigenze che costituiscono il punto di partenza del lavoro dell’associazione. Innanzitutto, creare canali di segnalazione sicuri per la denuncia, per esempio inserendo la figura della “Consigliera di Fiducia”. Inoltre, i programmi di sensibilizzazione e formazione dovrebbero essere mirati e differenziati in base al genere, alla generazione e al ruolo professionale dei partecipanti, con particolare attenzione ai manager, che devono essere formati per riconoscere e prevenire la violenza di genere tra i dipendenti. Le aziende potrebbero anche offrire supporti pratici alle vittime di violenza, come permessi speciali, cambi di turno o accesso a servizi psicologici, per aiutare le persone a superare il trauma e reintegrarsi nel contesto lavorativo. Infine, nell’impegno del network c’è la necessità di coinvolgere le nuove generazioni sensibilizzando i giovani sui rischi della violenza.