«A due settimane dall’inizio dell’università non avevo una casa. Ero disperata». Esordisce così Nicoletta Marini, studentessa di Giurisprudenza di origine pugliese approdata a Milano nel 2023. «Avevo capito che trovare una sistemazione sarebbe stato impossibile quasi subito: mi proponevano camere in condivisione a 600 euro o singole a 800. Cifre del tutto inaccettabili per me, considerato che i miei genitori sono impiegati e io non avevo un reddito. Alla fine ho optato per una camera in condivisione a quasi 2 ore di autobus dall’università, prezzo 400 euro, e sono stata costretta a trovare un lavoro in un bar per cercare di gravare il meno possibile sui miei. Dopo un anno ho scelto di tornare a casa e di studiare a Lecce. Sopravvivere a Milano per chi non ha soldi è impensabile».

Affitti troppo cari per i fuorisede

La storia di Nicoletta è solo una delle migliaia che scandiscono la routine degli universitari della nostra Penisola, sempre più assillati dal caro-affitti. La questione, che riguarda circa 1 milione di studenti e rischia di (ri)esplodere con l’avvio del nuovo anno accademico, è venuta alla ribalta nella primavera 2023 in seguito a una massiccia protesta che ha visto migliaia di ragazzi accampati con le tende davanti ai rispettivi atenei. L’aumento della richiesta di case è anche dovuta al fatto che, con i corsi a numero chiuso locale e quelli ad accesso programmato nazionale, molti ragazzi sono costretti a trasferirsi in un’altra città. «Non trovare un alloggio a un canone equo è un evidente ostacolo per l’accesso allo studio» riflette l’avvocato Michele Bonetti, esperto in diritto allo studio e legale di fiducia dell’Unione degli Universitari e della Rete degli Studenti. «È inaccettabile che, dopo anni di denunce da parte delle associazioni studentesche, il problema non sia stato affrontato e risolto, quantomeno parzialmente».

Affitti cresciuti in molte città

Negli ultimi anni, infatti, il costo degli affitti nelle principali sedi universitarie è salito senza soluzione di continuità, come rileva una ricerca di Scenari immobiliari commissionata da Re.Uni. Da Milano (la più cara, con una media di 637 euro al mese per una stanza singola, che raggiungono 747 euro in alcune aree centrali come Garibaldi-Moscova-Porta Nuova) a Roma (dove la media per una singola è 503 euro mensili, con picchi che superano i 600 in quartieri come Parioli o Flaminio), la situazione è fuori controllo. Al punto che, secondo le statistiche più recenti, ben 6 studenti su 10 si trovano in difficoltà. «Nell’ultimo anno» puntualizza Bonetti «i canoni d’affitto nelle principali città universitarie hanno registrato incrementi significativi: in media del 12% ma in alcuni casi, come a Bari, addirittura del 30%».

Letti singoli in condivisione

Emblematico quanto capitato a Lucia Marinelli, viareggina 22enne obbligata a una vita da pendolare a causa dei prezzi inaccessibili. «Alla fine» racconta «ho rinunciato al mio sogno di vivere a Firenze. Il primo anno ero riuscita a trovare una camera in uno studentato, ma la situazione era davvero caotica e non mi permetteva di studiare bene. Così l’anno scorso ho cercato uno spazio solo per me e il risultato è stato paradossale. Singole in periferia a 600 euro come minimo, ma anche offerte irrealistiche: mi hanno proposto di condividere il letto singolo con un’altra ragazza mai vista prima o di mettere il materasso per terra in soggiorno alla modica cifra di 300 euro al mese. Una mia amica è finita a dormire con il cane del proprietario sul letto per avere uno sconto. Sembra una barzelletta, invece è la realtà».

L’emergenza b&b e la bomba del Giubileo

Il problema primario è la strutturale mancanza di posti letto: a oggi circa il 20% della domanda potenziale non viene soddisfatta. Tante le ragioni, tra cui il fatto che molti appartamenti restano sfitti e che spesso i proprietari privilegiano gli affitti turistici. E arrivano persino a sfrattare gli studenti da un momento all’altro. «Il mio padrone di casa» racconta Pasquale Gianni, 21enne studente molisano alla Sapienza di Roma «ad aprile mi ha dato 3 mesi per trovarmi un altro appartamento: aveva deciso di trasformare il suo in un b&b in vista del Giubileo del 2025. Sono finito a Spinaceto, in un alloggio di fortuna dove siamo in 6. Studiare in questo modo è impossibile, sto valutando di tornare a casa».

Il PNNR e i nuovi posti letto

Insufficienti anche gli studentati che, sempre secondo una ricerca di Scenari Immobiliari, offrono circa 85.000 posti letto, un numero decisamente esiguo rispetto alla domanda. Discutere di soluzioni in questa situazione diventa complicato perché al momento, tranne qualche eccezione, non sono in programma misure da parte dello Stato o di singoli atenei per incentivare i privati ad affittare a studenti né altri tipi di sostegno per chi proviene da famiglie con basso reddito. Il PNRR prevede la creazione di 60.000 nuovi posti letto per gli universitari fuori sede da realizzare, però, entro giugno 2026. «Al momento si registra solo un aumento per il 2024 delle somme destinate ai contributi: da 4 a 6 milioni di euro. Ma meno del 2% degli universitari riceve quest’anno l’aiuto per le spese di circa 300 euro annui, neanche 30 euro al mese» sospira Bonetti. «Occorre fare in modo che, attraverso detrazioni e sostegni, gli affitti legati allo studio non pesino sulle famiglie, quantomeno su quelle con redditi medio-bassi. Allo stesso tempo è necessario incentivare, magari con una tassazione molto agevolata, i privati a locare i propri immobili a studenti con canoni controllati».

Info utili

Trovare una sistemazione adeguata nelle città universitarie più gettonate (Milano, Roma, Firenze e Napoli, in primis) diventa una corsa a ostacoli. Un primo aiuto può arrivare dalle bacheche universitarie e dai social media dell’ateneo stesso, che sovente condividono indicazioni.

Utile è anche contattare le associazioni studentesche locali. In caso di basso reddito e alti requisiti di merito, è bene rivolgersi agli uffici dedicati al Diritto allo Studio Universitario, per verificare se si abbia diritto a beneficiare dei sostegni economici e pratici che queste strutture erogano.