Per autorizzare il suicidio medicalmente assistito in Toscana non si dovrà attendere oltre 37 giorni. La Regione, infatti, è la prima a dotarsi di una legge in materia, che fissa tempi certi di risposta alle richieste di accedere al trattamento di fine vita, oltre a prevedere chi dovrà occuparsene concretamente e a stabilire la gratuità per chi ne farà richiesta. «È un segnale importante per tutti coloro che credono che la cifra di civiltà di una comunità sia il livello di tutela dei diritti dei più deboli», commenta l’avvocato Gianni Baldini, professore associato di Diritto Privato e docente di Biodiritto, presso le Università di Firenze e Siena.
La prima legge regionale sul suicidio assistito è in Toscana
Il consiglio regionale della Toscana ha dunque approvato la prima legge di iniziativa popolare, resa possibile dopo la raccolta di 10.000 firme, per regolamentare la procedura di suicidio assistito. «L’esito della votazione è stato significativo perché, pur essendo sufficienti i voti della maggioranza (21 del PD), il testo ha ottenuto il via libera con 27 voti favorevoli, tra i quali quelli di Italia Viva e 5 Stelle», spiega Baldini, coordinatore del comitato che ha presentato la proposta di legge.
Cosa cambia adesso
«L’approvazione è importante perché ha superato le schermaglie politiche che esistono anche a livello nazionale su un tema così delicato, per fissare i termini procedurali concreti per il suicidio medicalmente assistito, che finora non c’erano e costringevano i pazienti a rivolgersi a un avvocato e a far ricorso a un giudice per veder attuato un proprio diritto – spiega Baldini – Finora chi chiedeva il suicidio assistito non aveva tempi certi di risposta da parte delle ASL, né si sapeva chi dovesse fornire il farmaco necessario o da chi dovesse essere costituita la commissione chiamata a pronunciarsi sul caso».
Tempi certi in Toscana per chi chiede il suicidio assistito
«Di fatto fino ad oggi c’era un diritto, che hanno tutti in Italia, di chiedere il trattamento, se sono rispettate le condizioni previste dalla Corte Costituzionale nel 2019. Ma non c’erano indicazioni relative agli aspetti pratici e organizzativi per cui era necessario ricorrere a un giudice. Ma il problema è che chi chiede il suicidio medicalmente assistito è nelle fasi finali della vita, quindi non ha tempo di attendere la burocrazia. Lo dimostrano numerosi casi di pazienti che sono deceduti in attesa di un pronunciamento del Tribunale», spiega ancora l’avvocato.
Costi a carico del servizio sanitario
In Toscana, invece, è stato stabilito che «entro 30 giorni sia data risposta alla richiesta (rispetto a tempi che oggi possono arrivare a 5 mesi) e che entro altri 7 giorni la procedura sia attuata. Il farmaco, inoltre, sarà fornito gratuitamente dal sistema sanitario regionale. Da notare che costa 35 euro, non una cifra gravosa, ma si tratta di un prodotto non acquistabile in farmacia e disponibile solo a livello ospedaliero – sottolinea l’avvocato – La Regione Toscana, con un budget di 12mila euro complessivi all’anno, potrà accogliere le richieste, sotto forma di extra LEA, i livelli essenziali di assistenza».
Chi darà l’autorizzazione al suicidio assistito in Toscana
Un altro passaggio del testo prevede come sarà composta la commissione multidisciplinare chiamata ad autorizzare la procedura, dopo aver ottenuto un parere dal comitato etico competente a livello territoriale. In caso affermativo, dunque, la commissione procederà con la valutazione dello specifico caso, per assicurare che siano rispettati i parametri richiesti. È stata anche prevista la figura di un infermiere, «come da emendamento della maggioranza che ha ritenuto fosse importante nell’esecuzione della pratica», spiega Baldini.
![medico e paziente suicidio assistito](https://www.donnamoderna.com/content/uploads/2025/02/Progetto-senza-titolo-4-2-830x625.jpg)
Perché è una svolta
«Ora è chiaro che nessuno sarà più costretto ad andare in Svizzera per fare valere il diritto fondamentale a morire con dignità», sottolinea Baldini. «E’ una legge di civiltà perché impedisce il ripetersi di casi – da ultimo quello di Gloria, proprio in Toscana – di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile», spiega Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, che ha messo a punto la proposta di legge “Liberi subito”, presentata in tutte le regioni.
A che punto sono le altre Regioni
Non esiste ancora, infatti, una legge nazionale che definisca uniformemente come debba avvenire il suicidio assistito. Quindi le Regioni, che hanno competenza in tema di sanità, si muovono autonomamente. «La proposta di legge dell’Associazione Coscioni, presentata in tutte le Regioni è stata bloccata, per esempio, in Liguria e Lombardia. In Veneto era arrivata in Consiglio regionale, ma poi è stata bocciata per un solo voto», chiarisce Baldini. Emilia-Romagna e Puglia, invece, hanno proceduto con una delibera anziché con una legge, che però è soggetta a modifiche in caso di cambiamenti politici alla guida dell’Amministrazione.
Manca una legge nazionale sul suicidio assistito
«A livello parlamentare, invece, è tutto bloccato, nonostante la Corte costituzionale abbia esortato a legiferare con urgenza. Addirittura esistono proposte restrittive rispetto a quanto stabilito dalla sentenza del 2019, ossia che si possa accedere al suicidio assistito quando sussistano 4 condizioni: la persona che lo chiede deve essere in grado di prendere decisioni libere e consapevoli, deve avere una patologia irreversibile. Inoltre, le sofferenze fisiche o psicologiche devono essere ritenute intollerabili, e deve essere tenuta in vita da “trattamenti di sostegno vitale”».
Il testamento biologico
Come spiega Baldini, però, di recente ci sono anche tentativi di mettere mano alla legge 219 del 2017 sul “testamento biologico”. Questa permette di chiedere l’interruzione delle cure e sottoporsi a sedazione profonda e continua, inducendo uno stato di incoscienza fino al momento della morte. «Il rischio a livello nazionale, però, è di andare a restringere quanto già stabilito in materia».