C’è chi studia nei corridoi e chi si prende una pausa sotto i portici dei cortili esterni. Siamo al numero 3 di via Festa del Perdono, a Milano, per incontrare alcune giovani studentesse dell’Università Statale. Seguono percorsi di laurea diversi, hanno età diverse, nomi diversi, esperienze di vita diverse. Tutte, però, concordano su un punto: non hanno bisogno di fermarsi e riflettere sulla risposta quando chiediamo loro se pensano di essere libere. Quel «no» viene pronunciato, da tutte, con lo stesso tono di voce. Che mescola fermezza, rabbia e delusione.
Il nostro progetto Libere e uguali
Anche e soprattutto per queste giovani donne e per la loro volontà di cambiare le cose, abbiamo dato vita al progetto Libere e uguali. Per una nuova idea di parità. Prima tappa: l’osservatorio sui diritti, che presentiamo l’8 marzo in un importante evento in collaborazione con l’Università Statale di Milano. Un viaggio lungo un anno per costruire un futuro più equo. Scardinando stereotipi, pregiudizi e discriminazioni che ancora ostacolano le donne.
Le testimonianze dei giovani
Alle studentesse e agli studenti dell’Università Statale di Milano abbiamo chiesto delle forme di violenza che sperimentano quotidianamente, delle discriminazioni subite per il loro genere, delle libertà ancora negate, di ciò che secondo loro non potrebbe mancare in una relazione d’amore sana. Ecco alcune delle loro risposte.
Livia Castelli, 23 anni, studia Giurisprudenza
«Sarebbe importante un cambiamento nella narrazione che i media fanno della violenza di genere. Perché la romanticizzazione del carnefice allontana dalla verità che sta alla base degli abusi, ovvero il possesso. E la cronaca dei dettagli rafforza il meccanismo della colpevolizzazione della vittima».
Francesca Elena Pusch, 21 anni, studia Filosofia
«Per combattere le discriminazioni bisogna fare attenzione a quei comportamenti che subiamo fin da piccoli. Io sono cresciuta cercando di non farmi condizionare dai ruoli di genere nella scelta sia dei giochi sia degli sport: mi sono avvicinata alle arti marziali e agli scacchi».
Giorgia Brioschi, 23 anni, studia Lettere Moderne
«Considero violenza non solo le prevaricazioni fisiche, ma tutto ciò che, contro la mia volontà, può provocare danni psicologici. Se cerchi di sminuirmi, di non farmi sentire all’altezza solo perché donna, se vuoi isolarmi, se pensi di potermi dire chi essere o come comportarmi, stai commettendo una violenza».
Valentina Crespi, 22 anni, studia Giurisprudenza
«Vorrei la possibilità di non aver paura in situazioni quotidiane che per me continuano a essere rischiose. Quando prendo il treno, per esempio, devo pensare a come vestirmi: se decido di mettere una gonna corta o un vestito – come è mio diritto fare – di solito prediligo un cappotto lungo, che arrivi a coprire le gambe».
Shane Mason, 20 anni, studia Lettere Moderne
«Tra le libertà che vorrei c’è quella di smettere di confrontarmi con le altre ragazze della mia età. Nella società in cui viviamo, per quanto tu possa amarti, c’è sempre qualcosa, per esempio i social media, che ti porta al paragone e che ti fa pensare di non essere abbastanza».
Sofia Loro, 21 anni, studia Lettere Classiche
«Mi sento discriminata ogni volta in cui la mia apparenza e il mio corpo vengono anteposti a ciò che ho da dire, a ciò che realmente sono. Prima di essere simpatica, intelligente, brillante, ma anche antipatica o sciocca, devo essere attraente».
Giorgio Taddei, 21 anni, studia Scienze Internazionali e Istituzioni Europee
«In una relazione non è accettabile alcuna forma di controllo. Capire che una persona possiede i propri spazi e la propria vita sta alla base di un rapporto di coppia sano. Essere in grado di farsi da parte qualora venga richiesto dal partner è, per me, la più grande forma di amore e di rispetto».
Con la collaborazione scientifica di Università degli Studi di Milano
Consulenza di Di.Re
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